“Ho letto attentamento le dichiarazioni di Karl Zuk e ricordando quello che aveva detto Eugenio La Teana di RTL 102.5, mi sono posto una domanda: se è vero – come penso lo sia – che nel 2025 il numero di automobili dotate di ricevitore DAB supererà quello delle vetture con la sola autoradio FM (anche in conseguenza degli stringenti vincoli alla circolazione per l’inquinamento), cosa succederebbe se… “.
L’editoriale di questa settimana lo destiniamo integralmente ad un messaggio ricevuto da un editore radiofonico lombardo a riguardo dell’intenso dibattito in corso sulla successione di piattaforme distributive di contenuti audio, che pubblichiamo senza commento alcuno.
Riflessione
“Ho letto l’intervento di Karl Zuk e devo dire che mi ha fatto ulteriormente riflettere.
2025: l’anno del superamento del digitale sull’analogico
Se è vero, come pensa Eugenio La Teana di RTL 102.5 – e come anch’io ritengo sarà -, che nel 2025 il numero di automobili dotate di ricevitore DAB supererà quello delle vetture con la sola autoradio FM (anche in conseguenza degli stringenti vincoli alla circolazione per l’inquinamento che imporranno la sostituzione delle auto), cosa succederebbe se, ferma restando la presenza via etere (DAB), destinassi le risorse economiche per sostenere la mia (costosa) rete FM allo sviluppo della distribuzione IP?
Una mano di impianti per illuminare 6 province lombarde…
La mia rete FM, nemmeno particolarmente estesa, è composta da un numero di impianti che sta nelle dita di una mano e che mi garantiscono una diffusione su circa 6 province lombarde.
… a 10.000 euro/mese
Una rete che, tra energia elettrica, affitti e manutenzioni mi costa oltre 10.000 euro al mese (e preciso di essere una persona attenta alle spese).
L’ascolto spaccato
Molti degli ascoltatori della mia radio (target 35-55) la seguono in streaming, qualcuno in DAB. I primi sono in grado di quantificarli, i secondi no. Ma i feedback dicono che sono in costante sensibile aumento.
La riflessione
Sono d’accordo sul fatto che – ferma restando la presenza sul DAB – occorre sviluppare quella su piattaforme proprietarie, app e sito in testa e quindi arrivo alla mia riflessione.
2025: deadline?
Se nel 2025 cedessi (svendessi, mi rendo conto, visti i valori in discesa…) la mia rete, forse – anzi probabilmente -, ora di allora, perderei meno del 30% dei potenziali utenti, considerato che anche quelli che non mi seguono in DAB potrebbero invece farlo in streaming.
Risorse economiche da ridestinare
La perdita (teorica) di quel 30%, oltre all’introito della vendita degli impianti FM, produrrebbe minor costi per 10.000 euro/mese, che potrei destinare al miglioramento del prodotto.
Spingere app…
E, soprattutto, alla promozione per scaricare quella che sarà una delle due piattaforme principali di ascolto: l’app.
… e streaming in generale (ferme restando la presenza sul DAB)
Con 5000 euro al mese sai che martellamento pubblicitario potrei fare sui social per incentivare il download nelle aree geografiche di mio interesse della mia app o comunque per promuovere l’ascolto in streaming, sia per quello che voi chiamate (giustamente) ascolto lineare che per i podcast (su cui sarebbe giusto investire da oggi, se avessi budget)?
Il ferro è freddo
Per un editore come me, ancora romanticamente legato a quello che chiamiamo “il ferro”, si tratterebbe di una decisione sofferta, ma che sono sempre più convinto sarà inevitabile, anche guardando a quello che sta succedendo (già oggi) alla televisione.
Roberto Sergio…
Insomma, quando leggevo tali riflessioni da parte dell’attuale amministratore RAI Roberto Sergio aborrivo.
…aveva ragione?
Oggi comincio a pensare che forse tanto torto non aveva”.