Sembrava un percorso inarrestabile, quello della discesa dei contributi governativi a radio e tv locali e, in generale, all’editoria. Invece la pandemia potrebbe aver invertito la tendenza. I prodromi del cambiamento ci sono già: da una parte, la necessità evidente di contrastare l’epidemia di informazione fai da te, quella non verificata che si autoalimenta attraverso i social; dall’altra, la constatazione ufficiale che il sostegno del governo italiano ai mezzi di informazione è tra i più bassi in Europa. Al penultimo posto, per la precisione.
Informazione e deformazione da pandemia
L’infodemia in tempi della pandemia da Covid-19 ha dimostrato infatti la pericolosità di flussi informativi – rectius, deformativi della realtà – incontrollati. “La crisi dovuta al Covid-19 ha evidenziato e acuito le fragilità del settore editoriale che erano già presenti in precedenza, tanto in Italia quanto nei restanti paesi europei”, spiega lo studio “Il sostegno all’editoria nei principali Paesi d’Europa” a cura del Dipartimento per l’informazione e l’editoria (Die), di cui abbiamo dato conto nei giorni scorsi.
Tutelare indipendenza dei mezzi di informazione e rafforzare pluralismo
“Il fatto che la generalità degli Stati abbia istituito (o previsto) misure ad hoc per far fronte all’emergenza sanitaria da pandemia denota la necessità di strumenti normativi per mettere in atto strategie di finanziamento a favore dell’editoria per tutelarne l’indipendenza e rafforzare il pluralismo”.
Legge di Bilancio 2022
La volontà istituzionale di cambiare l’atteggiamento in tema di misure di sostegno è confermata dalla legge di Bilancio 2022, che, al comma 974 dell’articolo 1, stabilisce che il fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione sia aumentato di 5 milioni di euro sia per il 2022 che per 2023 per la quota spettante al Ministero dello Sviluppo economico, integrando la provvista del DPR 146/2017, che regola la somministrazione di contributi a radio e tv locali.
DPR 146/2017 a maglie (più) larghe?
Ed è possibile che anche lo stesso DPR 146/2017, oggetto di feroci critiche dalla sua approvazione, ancorché non sufficienti a scalfirne la legittimità sul piano giuridico (i ricorsi al TAR ed al Consiglio di Stato non ne hanno fin qui minato la struttura), possa subire modifiche per ampliarne le maglie di applicazione, estendendone la portata (diversificando le percentuali di attribuzione).
Informazione di qualità…
Pur escludendo una (deleteria) contribuzione a pioggia a favore di chi svolge attività editoriale ma non informativa (concreta), è probabile che il governo recepisca la necessità di sostenere anche testate minori che nella pandemia hanno dimostrato un indiscutibile valore aggiunto.
… senza redazioni affollate
Cioè editori che, pur non in possesso di quei volumi organici stabiliti dal DPR 146/2017 come dimostrativi di una capacità produttiva meritevole di supporto, abbiano provato di svolgere il ruolo essenziale nella somministrazione di servizi informativi.