Di norma i nostri editoriali hanno cadenza settimanale; questa volta, però, abbiamo fatto un’eccezione. Per un motivo singolare: non capita di sovente di fare un plauso alla P.A. Anzi. C’è, però, un organo che un encomio lo merita tutto: si tratta dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, probabilmente l’autorità indipendente più reattiva del nostro ordinamento. Nel merito, è accaduto che, per la seconda volta, l’organo di garanzia guidato da Antonio Catricalà sia intervenuto per cercare di bloccare l’ennesima deriva corporativa: quella degli ordini professionali, enti completamente privi di moderno significato, che pare abbiano quale unica ragione d’esistere la tutela di posizioni di rendita e l’edificazione di sbarramenti all’accesso delle professioni per i giovani. Questa volta al centro del mirino dell’Antitrust ci sono le inaccettabili proposte di riforma della professione forense adottate dal Comitato ristretto della commissione giustizia del Senato (A.S. 601), ma il discorso è senza incertezze estendibile anche ad altre arti. Non entriamo nella vicenda (basta leggersi il comunicato dell’Agcm per comprendere le sacrosante ragioni dell’intervento), ma ci limitiamo a rimarcare il rigore e la capacità di reazione dell’Antitrust nell’esercizio dei propri compiti.