La Legge 122 a dieci anni dalla sua approvazione

L’ultimo decennio, coincidente con l’entrata in vigore della Legge 122/98, ha registrato una crescita significativa dell’industria audiovisiva italiana, con un valore complessivo che già nel 2004 superava il miliardo di euro di fatturato


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L’ultimo decennio, coincidente con l’entrata in vigore della Legge 122/98, ha registrato una crescita significativa dell’industria audiovisiva italiana, con un valore complessivo che già nel 2004 (ultimo dato disponibile, 9° Rapporto dello IEM – Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli) superava il miliardo di euro di fatturato.
Tuttavia il supporto all’industria dell’audiovisivo fornito dalla L. 122 (oggi assorbita dal Testo Unico della radiotelevisione) esige un aggiornamento che assicuri una nuova fase di sviluppo al settore, con l’allargamento dei soggetti chiamati a sostenere la produzione dell’audiovisivo attraverso la destinazione di una quota dei loro fatturati. Inoltre è necessario perfezionare meccanismi e definizioni normative che consentano anche al cinema italiano di inserirsi efficacemente nel filone di crescita, con un’attenzione al rafforzamento del ruolo dei soggetti produttivi indipendenti dell’intero settore.
All’interno della crescita registrata in questi anni dal settore dell’audiovisivo, emerge lo straordinario periodo di fortuna del genere della fiction televisiva italiana. Nella stagione 1995-1996 l’offerta di questo prodotto sfiorava le 130 ore. La stagione 2006-2007 si sta chiudendo con 800 ore di offerta. La fiction, infatti, rappresenta nel suo insieme il primo o il secondo genere più trasmesso nei palinsesti delle tv generaliste, con percentuali spesso superiori al 20% dell’intera programmazione. In termini economici per questo segmento significa ad esempio essere passati da un volume di investimenti per Rai e Mediaset di 120 milioni di euro nel 1996 (di cui 75 Rai e 42 Mediaset) a circa 500 milioni di euro nel 2006 (280 Rai e 220 Mediaset), ripartiti fra le soap-opera, la c.d. serialità a utilità ripetuta e le mini serie.
A loro volta gli investimenti complessivi di capitali nazionali (pubblici e privati) per le opere cinematografiche hanno conosciuto una prima fase di crescita, negli anni immediatamente successivi all’introduzione delle quote di investimento previste dalla 122, per poi registrare una flessione negli ultimi anni. Gli impegni previsti dalla legge, specie per il tramite di RAI e di Mediaset, contribuiscono alla produzione nazionale con circa 60 milioni di euro investiti complessivamente nell’ultimo anno dalla RAI e circa 50 milioni da Mediaset. A ciò si aggiunge la novità rappresentata dalle risorse finanziarie, pari a circa 35 milioni di euro, messe a disposizione da Sky Italia, non previste in termini di legge ma contenute nell’accordo siglato recentemente con le principali associazioni di categoria.

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