La Commissione UE ha richiamato gli Stati membri perché evitino ogni ritardo nell’assegnazione delle frequenze pioniere del 5G. Ciò in quanto il Covid ha imposto l’adozione di connettività ad alta capacità anzitempo ed investimenti importanti ed urgenti nelle infrastrutture digitali. In questo contesto, ha spiegato la Commissione, “uno sviluppo fluido e sicuro delle reti 5G è essenziale ed è caldamente raccomandato di evitare ogni ritardo nelle gare per le frequenze”. Gare che l’Italia ha concluso anche prima di altri, beninteso. Sebbene la Commissione UE faccia riferimento soprattutto alla destinazione delle altre porzioni di frequenza (26 GHz per allargare la banda mmWave che è già scarsa e la 6 GHz per ampliare quella hiperlan), è improbabile che, come invocato dalle principali associazioni di emittenti televisive locali, il ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti possa farsi portatore di una proroga oltre il giugno 2022 nell’impiego televisivo delle frequenze della banda 700 MHz. Le cui dismissioni dovranno cominciare da settembre 2021.
Innegabilità
D’altro canto, è innegabile che siamo ad oltre metà luglio e i più volte annunciati bandi per fornitori di servizi di media audiovisivi (FSMA) areali non sono ancora stati pubblicati.
Ad oggi è andato in Gazzetta Ufficiale solo il nuovo bando per le frequenze di primo livello della regione Marche, dove i partecipanti, se va bene, saranno Raiway ed EI Towers. E i termini assentiti per tale gara sono di soli 15 giorni.
Pochi?
In realtà lasso più che sufficiente, visto che (come per l’ultima tornata dell’Emilia Romagna) si tratterà di una formalità. Una sostanziale ratifica, dopo la corsa ai ripari di FUB e Mise, pentitissimi di aver adottato un sistema di selezione iniziale delle domande troppo rigido. Che aveva condotto alla desertificazione del terreno dei partecipanti (come peraltro era stato osservato da inascoltati osservatori, tra cui gli scriventi).
Ravvedimenti tardivi
Tanto per dare un’idea della cenere che cosparge il capo degli intransigenti selezionatori, NL ha potuto esaminare una nota inviata in questi giorni ad un operatore di rete escluso da un bando di secondo livello in un’area tecnica di non particolare interesse commerciale e demografico. In essa, in autotutela, il dicastero si rende disponibile a rivedere in forma concertata gli elementi tecnici che aveva portato all’esclusione. Come dire: recuperiamo il recuperabile prima di rimettere a bando le frequenze non assentite.
Quel che rimane del giorno
Tuttavia i tempi ormai sono quelli che sono ed è impensabile che, per rispettare un calendario anacronistico, si possano assegnare solo 30 giorni (termine minimo previsto dalle linee guida) per la presentazione delle domande per i bandi FSMA facendo ricadere la scadenza entro il mese di agosto dopo che il Ministero è rimasto inerte per due anni.
Compromesso
Certo, 60 giorni sarebbero considerati troppi, stante l’attuale roadmap che si sta cercando di difendere a tutti i costi, al di là di ogni razionalità e quindi si propenderà per gli italici 45 giorni. Che comunque non risolveranno i problemi.
Toppare
Di toppa in toppa, si rivedranno quindi le scadenze degli switch-off del nord Italia di uno o due mesi. Auspicando, nel frattempo, di concludere (salvo interventi del TAR Lazio che davanti all’inerzia accumulata dal Mise difficilmente sarà tollerante) le procedure per la definizione dei fornitori di servizi di media audiovisivi che potrebbero trovare spazio sui mux già assegnati.
Scarsità
Ma la capacità trasmissiva, calcoli alla mano, è insufficiente e quindi sarà indispensabile sfruttare appieno le risorse scarse a disposizione, cioè le frequenze di 2° livello estese al limite massimo (e magari anche un po’ oltre) per renderle delle concrete soluzioni vettoriali. E quindi dovranno essere pubblicati i nuovi bandi per far concorrere gli operatori di rete all’assegnazione di questi ulteriori, essenziali, canali.
Gatti amari per Giorgetti e Ascani
Brutta gatta da pelare per il ministro allo Sviluppo Economico Giorgetti e la sottosegretaria Ascani che, ultimi arrivati, rischiano di rimanere con in mano il cerino dell’incendio appiccato al sistema televisivo.