Scrive FRT sul proprio bollettino a riguardo della problematica che ha allarmato centinaia di emittenti locali italiane e di cui abbiamo dato ampio conto su queste pagine nelle scorse settimane: “Il bando del Ministero appare gravemente discriminatorio e irragionevole, nella parte in cui esclude del tutto le emittenti locali dalla possibilità di beneficiare dell’assegnazione delle frequenze che si sarebbero “liberate”. In tal modo vengono palesemente contraddetti proprio quei principi di pluralismo ed eguaglianza che si vorrebbero perseguire”. E’ questo uno dei motivi alla base del ricorso presentato al Tar del Lazio dal Prof. Claudio Chiola per conto della FRT con cui si chiede l’annullamento del provvedimento con cui vengono assegnate frequenze alle tv nazionali minori e di cui si è già ampiamente parlato in precedenti numeri di “FRT Radio & Tv Notizie”. Nell’impugnativa si rileva peraltro come non si sia in alcun modo considerato che anche tra le tv locali esistano situazioni di insufficiente copertura “con l’ulteriore lesione del principio di parità di trattamento e distorsione del mercato televisivo, nella misura in cui si consente ad alcune emittenti soltanto di beneficiare di un’assegnazione gratuitadi frequenze, laddove per le altre emittenti rimane praticabile la sola strada del frequency trading, ovviamente onerosa” e che la previsione eventuale di assegnazione successiva sia meramente residuale e su risorse non appetibili, di nulla o scarsa utilizzabilità. Quale ulteriore motivo è da rilevare che “nonostante si affermi da parte del Ministero che le frequenze bandite siano libere e scevre da situazioni interferenziali, risulta invece alle ricorrenti che per una gran parte di esse la situazione sia ben diversa, essendoci in alcuni casi la certezza, in altri la più che fondata possibilità, che il loro utilizzo darà luogo a fenomeni di interferenze, con conseguente lesione dei legittimi diritti e interessi delle emittenti attualmente operanti e inevitabile contenzioso”. Il rischio, in alcuni casi, è infatti addirittura l’oscuramento del segnale in parti rilevanti del proprio bacino di trasmissione, con la conseguente cancellazione dall’etere. Situazioni documentate e segnalate per iscritto al Ministero, ad oggi peraltro senza alcun riscontro per cui non è rimasta altra strada che il ricorso giudiziale. Da ultimo la FRT ha rilevato nel suo ricorso che il Ministero non ha preso in considerazione la circostanza in base alla quale l’Autorità ha recentemente individuato le risorse frequenziali necessarie per realizzare lo switch off digitale in Sardegna bando ben sette canali coordinati, considerati invece necessari per la pianificazione nella regione dall’organismo di garanzia: “l’assegnazione di queste frequenze (peraltro in analogico) con relativi impianti comprometterebbe la ordinata e programmata realizzazione di tale fondamentale passaggio, non solo tecnologico ma epocale”.
[Da rilevare peraltro che al tavolo tecnico Sardegna, cui era presente anche il Ministero, (v. articolo seguente) si è tranquillamente lavorato considerando acquisite tali frequenze, senza menzionare il bando].
Un’operazione quindi – è precisato nel ricorso – connotata inevitabilmente nel segno della violazione del principio di legalità e della più piena arbitrarietà: “Tutto ciò conferma che la decisione ministeriale di voler emanare il bando impugnato è stata il frutto estemporaneo di una decisione non ponderata e non vagliata nelle sue ricadute operative, al di fuori di qualsiasi logica di programmazione e pianificazione; la sua eventuale implementazione non potrebbe non causare gravissimi pregiudizi al sistema radiotelevisivo nel suo complesso, a fronte di limitati benefici, o meglio privilegi, a favore di qualche soggetto facilmente individuabile”.
L’udienza di discussione sul ricorso della FRT dovrebbe tenersi entro il mese.