Lo scorso 9 maggio ricorrevano i trent’anni dall’omicidio di Aldo Moro (foto). Fiction, commemorazioni, le voci dei politici che vissero quel terribile periodo, si sono sprecate in questi giorni, ricordando il grande statista brutalmente assassinato dalla Brigate Rosse. Le voci sono quelle di Andreotti, di Cossiga, di coloro che all’epoca dell’omicidio Moro costituivano il vertice della nomenklatura della Democrazia Cristiana. Proprio quella nomenklatura che, fin dal momento del rapimento, della strage di Via Fani, dei cinque agenti della scorta assassinati, scelse l’ormai tristemente famosa linea della fermezza, decidendo che mai e poi mai avrebbero trattato con i terroristi, neanche se questi avessero dimostrato di fare sul serio. E così fu, infatti. Mentre Moro inviava lettere a loro, alla sua famiglia, alle istituzioni civili ed ecclesiastiche, aspettando d’essere giustiziato, loro si trinceravano dietro un oceano di bugie, di falsi scoop giornalistici, di false buone intenzioni.
Sulla vicenda Moro le interpretazioni si sono sprecate, le accuse reciproche, i coinvolgimenti dell’Unione Sovietica, dei servizi segreti russi ed americani, la tacita indifferenza dei colleghi della politica. La realtà dei fatti è che a trent’anni e cinque giorni dal ritrovamento del cadavere di Moro, processato e martoriato dalle Br, la storia presenta ancora troppi lati oscuri. Forse perché tanti di coloro c’erano allora, ci sono ancora oggi, e la famiglia del Presidente Dc non ha mai nascosto il proprio risentimento nei loro confronti. Forse perché gli interessi che si celavano dietro la morte di Moro era talmente grandi, abbracciavano il dualismo tra il blocco comunista e il blocco occidentale. O semplicemente perché l’accordo che Moro stava per stringere con Berlinguer, il famoso compromesso storico, non sarebbe convenuto a molti, tanto sul versante Dc quanto su quello Pci. Lo scorso anno, in occasione della messa in onda della fiction di Mediaset sul generale Dalla Chiesa, un giornalista molto informato di ItaliaOggi, Piero Laporta, scrisse una serie d’articoli che sbugiardavano le varie versioni ufficiali sull’omicidio Moro, che negli anni si erano succedute. Questa testata lo aveva citato a più riprese (cfr. www.newslinet.it/shownews.php?nid=2727&h=aldo%20moro; www.newslinet.it/shownews.php?nid=2766&h=piero%20laporta; www.newslinet.it/shownews.php?nid=2771&h=laporta; www.newslinet.it/shownews.php?nid=2848&h=laporta). A distanza di un anno dallo speciale di Laporta, nuovi dettagli, nuove bugie, nuove possibili connivenze escono allo scoperto. Ma si tratta semplicemente di nuove versioni dei fatti, nuove tappe sulla tortuosa strada della verità. Che, verosimilmente, si conoscerà solo tra altri trent’anni. O, ancora più verosimilmente, non si saprà mai. (Giuseppe Colucci per NL)