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Switch-off Mpeg2/Mpeg4 adieu? Se così fosse, la cura sarebbe peggio del male. Il dossier sulla revisione delle tappe della roadmap del refarming della banda 700 MHz sui tavoli del ministro allo Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti e della sottosegretaria al medesimo dicastero Anna Ascani, si amplia con un nuovo capitolo. Fortemente sbilanciato, se confermato, nella direzione dei superplayer.

Con rischi pesanti di responsabilità politica, se talune richieste venissero accolte. E, per converso, non lo fossero altre.

L’anno vecchio è finito ormai; ma qualcosa ancora qui non va

Con una lettera inviata ai due esponenti istituzionali, alla luce delle emersioni dello studio della FUB (Fondazione Ugo Bordoni) sulla diffusione degli apparati tv in grado di ricevere i formati Mpeg2, Mpeg4, HEVC, Confindustria Radio Tv ha chiesto di posticipare – anzi, per la precisione, di eliminare –  l’obbligo di abbandono totale dei vecchi standard.

Giancarlo Giorgetti - La cura
Giancarlo Giorgetti

Cura: flessibilità

Introducendo una flessibilità legata alla diffusione dei nuovi apparecchi nelle case degli italiani.

Persidera outsider

La lettera di Confindustria sarebbe stata firmata da tutti gli operatori di rete nazionali, tranne Persidera, che, come noto, è invece stata sempre favorevole alla migrazione Mpeg2/Mpeg4. Perché è facile immaginarlo: come network provider puro, Persidera ha interesse a massimizzare la vendita di banda, polverizzandola su più clienti.

Impurità

Al contrario degli operatori impuri che devono ragionare prevalentemente ad uso e consumo dei fornitori di servizi di media audiovisivi in house e quindi privilegiare la sintonizzazione degli stessi su più apparecchi tv.

Mpeg2/Mpeg4 alla carta

In definitiva, se accolta, la richiesta lascerebbe le cose come stanno, affidando alla libera scelta individuale la veicolazione coi formati disponibili (Mpeg2, Mpeg4/H264, HEVC/H265). Forse un protocollo (non vincolante) potrebbe incentivare l’aggiornamento dei tv dell’utenza attraverso l’upgrade Mpeg2/Mpeg4 di alcuni canali tematici ad alta attrattività. Ma niente di più.

Cippirimerlo

Nel documento non si parlerebbe nemmeno di una proroga degli switch-off che decorreranno da settembre 2021 (stante la roadmap attuale). Ponendo così in ambascia tutto il comparto tv locale, che sarebbe travolto dalla compressione dei tempi causata dai ritardi accumulati nei processi di assegnazione dei diritti d’uso (effettuata solo parzialmente) e della pubblicazione dei bandi FSMA (attesa in questi giorni o forse ore).

Giunco, pensaci tu

Salvo che l’anima locale di Confindustria Radio Televisioni – quella presieduta da Maurizio Giunco, editore della lombarda Espansione Tv – non punti i piedi, ribadendo concetti già espressi su queste pagine, la componente degli interessi nazionali della federazione rischierebbe pertanto di penalizzare anche le locali iscritte.

I conti senza lost

Che, quand’anche non saranno certamente tra quelle che rischiano di non essere utilmente posizionate nelle graduatorie FSMA (trattandosi, normalmente, di aziende di grandi dimensioni già ai vertici delle graduatorie dei contributi ex DPR 146/2017), subirebbero le conseguenze dell’indisponibilità dei tempi materiali per informare la propria utenza di cambiamenti di fortissimo impatto. Come quello delle numerazioni LCN, con perdite pesantissime di presintonizzazione.

anna ascani - La cura
Anna Ascani

Macchie sui curricula

D’altra parte, difficilmente Giorgetti e Ascani vorrebbero macchiare i propri curricula politici con una strage di fornitori di servizi di media audiovisivi locali, che verrebbero sterminati sull’altare degli interessi delle tv nazionali (e delle prime cinque emittenti locali per bacino) da un refarming così raffazzonato e che, con la soppressione dell’obbligo di salto di formato, sarebbe ancora più problematico. Quindi una soluzione dovrà essere adottata. E rapidamente.

Cura sgradita

Magari non tanto gradita ai grandi fornitori di contenuti locali. Come per esempio – oltre ovviamente allo spostamento ad aprile 2022 dei primi switch-off – una riduzione pro capite della banda massima attribuibile (ora effettivamente quantificata fuori da ogni logica tecnica per singolo FSMA).

24 mesi che farebbero la differenza

Tanto più che dovrà essere scongiurata l’ipotesi dell’interruzione dell’attività per mancanza transitoria di capacità trasmissiva. La quale, insufficiente in questa fase per ospitare tutto l’esistente, potrebbe invece diventare addirittura eccedente nell’arco di 24 mesi, cioè quando l’avvicendamento del parco televisori avrà fatto il suo corso. E la cura non sarà più necessaria per il paziente morto.

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