La burrasca del Covid-19 pare aver allentato la presa. Le misure di contenimento hanno funzionato, gli italiani si sono mostrati responsabili e forse il virus sta entrando nella sua fase 2, perdendo forza.
L’orizzonte si schiarisce con l’unlocking: i segnali di ripresa sono convergenti, seppur, naturalmente, non in tutti gli ambiti e comunque con differenti intensità di progressione.
Il nemico è il Covid-19? Ora lo è di più la sfiducia
Relativamente ai media il nemico da combattere è la sfiducia esterna, ma, anche – verrebbe da dire, soprattutto – quella interna.
Di quella esterna, il cd sentiment di mercato, ci siamo già occupati nei giorni scorsi.
Vogliamo quindi porre oggi l’accento su quella interna.
Resilienza
La quasi totalità dei mezzi di comunicazione di massa, impiegando un termine tipico della metallurgia, si definisce “resiliente”, cioè capace di resistere agli urti, deformandosi ad una sollecitazione ricevuta. Adattandosi al cambiamento, quindi.
Quale è il contrario di resilienza?
Fragilità
Sul piano umano, si definiscono resilienti coloro che riescono a sopportare i dolori senza lamenti fini a se stessi e senza disperazione.
Le persone resilienti sono consapevoli dei problemi, ma si impegnano a risolverli imponendosi controllo e profondendo impegno.
Esattamente il contrario di coloro che, anche a distanza del tempo fisiologico di elaborazione del trauma, non riescono a reagire cadendo nello sconforto e nella disperazione. Le persone (ma anche le imprese), appunto, fragili.
I mali che vengono
Ecco, la sfiducia interna ai media è quella che fa lamentare al pubblicitario l’impossibilità nel concludere la raccolta, all’editore (cioè l’imprenditore) l’insuperabilità della crisi ed ai content manager la sindrome del blocco dello scrittore.
Certo, col Covid-19 nulla sarà più come prima.
Ma si dice che i mali non vengono sempre e solo per nuocere. E i proverbi, si sa, di norma hanno un fondamento solido di verità.
Burrasca di Schumpeter
La distruzione creativa è un concetto economico elaborato negli anni 50 dall’austriaco Joseph Schumpeter e che discende dai precedenti concetti di Karl Marx.
Tecnicamente è qualificabile come la teoria dell’economia dell’innovazione e del ciclo economico.
Distruzione creativa
La burrasca di Schumpeter disegna il processo di mutazione industriale che rivoluziona incessantemente la struttura economica dall’interno, distruggendo senza sosta quella vecchia e creandone sempre una nuova.
Nella teoria economica marxista, il concetto raffinato da Schumpeter si riferisce più in generale al fatto che il capitalismo distrugge e riconfigura gli ordini economici precedenti.
Per farlo deve però anche svalutare incessantemente la ricchezza esistente sfruttando ogni fatto artificiale (guerre, crisi economiche indotte, ecc.) o naturale (eventi catastrofici ed eccezionali, come appunto una pandemia) al fine di spianarne il terreno alla creazione di nuova.
Efficienza e dinamismo
Quella che gli imprenditori di ogni ambito stanno affrontando è a tutti gli effetti una fase di distruzione creativa, volta a riscrivere gli equilibri economici per aumentare l’efficienza e il dinamismo a fronte della sollecitazione ricevuta dalla crisi.
Certo, occorre essere razionali: come in ogni evoluzione della specie non tutte le imprese sopravvivranno a questa burrasca.
Lo faranno quelle che sapranno adattarsi al cambiamento.
Fiducia
Quelle, cioè, che hanno l’elemento che Schumpeter poneva tra quelli di base per uscire dalla burrasca: la fiducia nel cambiamento.