In Germania sono già passati al digitale terrestre di nuova generazione. Con elevati benefici di capacità trasmissiva (e quindi di offerta) e qualità del segnale. In Italia il passaggio DVB-T2 dovrebbe compensare la diminuzione della banda conseguente alla sottrazione dei 700 MHz. Ma c’è un problema mica da poco: il DVB-T2 non è retro-compatibile col DVB-T e quindi il simulcasting sarà un grosso problema, perché è evidente che non si potrà sottrarre canali in T1 per favorire la progressiva migrazione del pubblico al nuovo formato (secondo un indolore switch-over) senza diminuire l’offerta del primo (la coperta è sempre troppo corta…). Fuori discussione un brusco switch-off (nemmeno il passaggio dall’analogico al digitale fu, nei fatti, istantaneo), la soluzione (pur come al solito “all’italiana”) potrebbe risiedere nello sfruttare la capacità trasmissiva eccedente delle tv locali (che è molta, tanto quanto la voglia di monetizzarla) per garantire la prosecuzione della veicolazione di contenuti nazionali in T1, destinando nel contempo alcuni mux dei superplayer al T2 per il necessario avvio. Certo, tra il dire e il fare c’è di mezzo una difficile concertazione e il fatto che anche una soluzione di questo tipo comporterebbe progressive risintonizzazioni – verso le quali i fornitori di contenuti sono comprensibilmente restii (posto che il parco ricevitori di certa utenza è tecnologicamente poco evoluto) – e le coperture dei mux locali resi disponibili potrebbero essere macchialeopardate.