Lo denuncia la Commissione Europea a seguito dell’ultimo rapporto di Spamhaus e, Viviane Reding, Commissario alla Società dell’informazione, sprona i governi europei a combattere con maggior forza questo fenomeno che, secondo recenti studi, costituisce tra il 50 e l’80% di tutte le mail ricevute all’interno dell’Unione e i due terzi di quelle provenienti dall’estero. Solo la Finlandia e i Paesi Bassi hanno saputo combatterlo efficacemente, sostiene il Commissario, arrivando a ridurre dell’85% la percentuale di junk mail presente sui computer domestici, ma in linea generale, le leggi anti-spam varate nel 2002, non hanno raggiunto il loro obiettivo. A riaffermare l’urgenza di abbattere definitivamente il problema arriva poi l’allarme della società di sicurezza americana Postini, che ha denunciato come il numero di messaggi di spam in giro per tutta Internet è triplicato, dai 2,5 miliardi di giugno ai 7 miliardi di novembre, fino a rappresentare il 90% di tutte le mail inviate. Il numero di e-mail non richieste continua ad essere elevatissimo e la Ferris Research ha stimato il costo dello spam nel 2005 a 39 miliardi di euro a livello mondiale, mentre la Computer Economics ha calcolato a 11 miliardi di euro il costo dei software maligni, sempre a livello globale. Inoltre, le e-mail non richieste da semplice seccatura si sono trasformate sempre più in un’attività fraudolenta e criminale con la pratica illegale del “phishing”: adescare gli utenti con messaggi elettronici che li inducono a svelare dati riservati e finanziari. La natura del problema impone misure più concrete che non possono prescindere da una maggiore cooperazione dei protagonisti del settore: ciò che la Commissione vuole evidenziare è che gli strumenti legislativi per lottare contro tutte queste minacce già esistono, ma nella maggior parte degli Stati membri il problema sta nella loro attuazione. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero tra l’altro definire chiaramente quali siano le autorità incaricate di fare un uso efficace degli strumenti messi a disposizione dalla legislazione comunitaria. “Mi rioccuperò della questione di nuovo il prossimo anno, per verificare se siano necessarie ulteriori misure legislative contro lo spam” ha dichiarato la Reding, prevedendo una riforma legislativa che introduca norme coercitive nei confronti degli Internet Service Provider, che potrebbero essere obbligati a rendere note le infrazioni di sicurezza, e ad adottare filtri adeguati per non lasciare mano libera agli spammer e al loro carico infinito di mail, e la possibilità per chiunque abbia un interesse legittimo legato alla protezione della privacy di intentare processi e rivolgersi alle autorità di competenza. Piena sintonia con il Commissario europeo Viviane Reding è stata espressa dal presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Corrado Calabrò, che ha spiegato che durante il recente incontro con il Commissario, è stata esaminata l’ipotesi di creare una Authority europea indipendente per le telecomunicazioni che lavori insieme con le autorità nazionali. La dimensione europea, secondo il presidente di AGCOM, sarebbe la più indicata ed afferma che “è fondamentale che esse possano dimensionarsi in un bacino naturale, quello europeo, sottostando a regole il più possibile omogenee, senza ingiustificati particolarismi”. (TL per NL)