Toglieteci tutto, ma non la precisione degli orologi svizzeri e la bontà del loro cioccolato. Vabbé, magari il mito di quest’ultimo era già stato sfatato; ma almeno sulla puntualità elvetica non si era mai discusso. Ora invece sembra che a Berna non siano nemmeno più così puntuali e certi. O quantomeno convinti delle proprie scelte. Tanto che dopo aver annunciato (a più riprese) che la modulazione di frequenza, come la tv via etere, avrebbe avuto quale unica piattaforma disponibile quella dei libri di storia, gli svizzeri vorrebbero tornare sui propri passi. In forma un po’ italica, peraltro.
La mozione Noser
Secondo una mozione presentata dal senatore zurighese Ruedi Noser, membro del Consiglio degli Stati della Svizzera – evidente coda della poco fortunata raccolta di firme dell’ex pirata di Radio 24 Zurigo Roger Schawinski, di cui abbiamo dato conto tempo fa – “accolta tacitamente dal Consiglio degli Stati con la benedizione del Governo“, si legge sui giornali cantonali, lo switch-off FM/DAB+ – previsto a decorrere dal 2022 con termine entro il gennaio 2023 (anticipando, su richiesta degli stessi editori radiofonici, l’iniziale previsione del 31 dicembre 2024, data di scadenza delle concessioni attuali) – dovrebbe essere spostato sine die.
90%. Di cosa?
O, meglio, fino a quando non sarà garantita la ricezione digitale dei programmi radiofonici da parte del 90% della popolazione (o dell’utenza radiofonica? La mozione non è chiara sul punto).
Cos’è la radio digitale?
E, precisa l’anti DAB Noser (“E’ una tecnologia già superata, che sta perdendo quote di mercato, proprio come la radio convenzionale. Non è quindi saggio incoraggiare i consumatori a fare cattivi investimenti“, si legge nella sua mozione), a scanso di equivoci, per ricezione digitale si deve parlare di DAB+ e IP. Insieme.
Poche idee e confuse
E qui le idee di Noser – che pure è un ingegnere ed imprenditore nelle tlc (Gruppo Noser, con sede in Svizzera, Germania e Canada e core business nell’area delle telecomunicazioni e dell’informatica) – cominciano ad essere contraddittorie. Perché, se così fosse, lo switch-off del 2022-2023 non si dovrebbe spostarlo, ma anticiparlo, considerato che già nel 2020 l’80% degli svizzeri disponeva di uno smartphone e quindi teoricamente era già in grado di ricevere la radio digitale.
Dati incoerenti
E se a ciò aggiungiamo che una ricerca realizzata nel 2020 dall’Istituto d’indagine GfK Switzerland attestava che l’ascolto radiofonico digitale in Svizzera era cresciuto del 22% negli ultimi cinque anni e su 100 minuti ascoltati, 71 avvenivano via DAB+ o IP (e per converso, l’ascolto via FM era sceso al 29% e solo il 13% degli elvetici utilizzava unicamente tale sistema), le proverbiali certezze svizzere vacillano.
Questioni tecnologiche
La tecnologia è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai politici, diceva qualcuno in Italia. Ma evidentemente, non vale solo da noi.