Nepotismo, tangenti, sovradimensionamenti degli enti pubblici, cumuli di indennità, vitalizi e prebende, sprechi delle provincie, delle regioni e dei comuni. Questi sono alcuni degli argomenti (ad ognuno dei quali è dedicato un capitolo) spiegati agli (spesso ignari) italiani circa gli sprechi della politica e del settore pubblico italiano. Già, gli sprechi, però, è un eufemismo, dal momento che basta sfogliare le prime pagine del libro per accorgersi che fine fanno, nella maggior parte dei casi, i soldi dei “poveri” contribuenti. In Italia c’è un parlamentare ogni 60 mila abitanti, contro uno ogni 560 mila abitanti degli Stati Uniti, ma non solo. Gli stipendi dei nostri “rappresentanti”, deputati e senatori, sarebbero aumentati a dismisura negli ultimi cinquant’anni, di circa sei volte al netto dell’inflazione e, rispetto ai loro colleghi europei, la differenza di trattamento pare imbarazzante: guadagnano il doppio di inglesi e tedeschi, i triplo dei portoghesi, il quadruplo degli spagnoli. E poi, spesso, i collaboratori sarebbero pagati quattro-cinquecento euro al mese (pare qualche volta anche in nero). Questi sono solo alcuni delle decine di punti toccati e spiegati da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, che rendono la nostra classe politica una categoria privilegiata, un punto d’arrivo ambitissimo per borghesi, intellettuali (o pseudo tali) e “amici di amici”, dove insediarsi e mettere radici: tant’è che, ad oggi, in Italia più che in ogni altro Paese europeo, il parlamentare è divenuto una vera e propria professione, con tanto di privilegi in ogni ambito della vita pubblica.
Il saggio di Stella, editorialista ed ex inviato del Corriere, e Rizzo, anch’egli collaboratore del quotidiano di Via Solferino, uscito agli inizi dello scorso maggio, è stato un vero e proprio fenomeno editoriale degli ultimi tre mesi e ha venduto 140 mila copie solo tra maggio e giugno. Circa trecento pagine di denuncia, nei confronti di quella “insaziabile oligarchia” che è la politica di casa nostra. Che nulla ha da invidiare ai privilegi dei politici delle Prima Repubblica. (Giuseppe Colucci per NL)