Hanno tenuto banco in questi giorni gli avvicendamenti societari di Radio Italia spa, la prima radio di solo musica italiana (anagraficamente e per volumi d’ascolto). Un breve excursus dei fatti (noti).
GEDI (Gruppo L’Espresso) comunica, con viva soddisfazione, di aver acquisito dal patron e fondatore della radio tricolore per eccellenza, di cui è concessionaria esclusiva dal gennaio di quest’anno per tramite della controllata Manzoni, il 10% delle azioni.
Pochi giorni dopo, RDS, proclama, con limpido appagamento, di aver anch’essa acquistato, questa volta dal Fallimento Radio & Reti (molti anni fa concessionaria esclusiva di RISMI), il 10% delle azioni di Radio Italia.
Seguono manifestazioni di volontà sinergica da parte di RDS rispedite al mittente in maniera secca da Mario Volanti, che rimane socio di ampia maggioranza di Radio Italia, il quale riconosce come unico partner GEDI.
Il mercato s’interroga sulla curiosa relazione a tre: la partecipazione di R&R nel capitale di Radio Italia era ben nota (il fallimento era stato dichiarato nel 2013 e l’avviso di vendita era online da mo’). Come mai quindi si è creata questa inedita situazione?
A prescindere della genesi della vicenda, quel che è certo è che in una fase storica che ha visto la discesa di orde berlusconiane nel mercato radiofonico, gli ascolti ed il modello editoriale di RISMI fanno comodo al portafoglio commerciale di GEDI, che edita una DeeJay in rispolvero e mutazione genetica (virata verso la musica nazionale e propensione talk), una m2o in presidio nazionale solitario sullo specifico target (e che potrebbe fare molto di più se tornasse ad occupare un canale tv) ed una radio-minestrone stantio come Capital, compressa tra esigenze di protezionismo politico e classici di sempre mal mescolati con un’informazione troppo pesante da digerire.
Radio Italia, tuttavia, sarebbe perfetta anche per RDS Advertising il cui presumibile sogno sarebbe poter vendere un appetibile tris costituito da RDS, RISMI e Radio 24 di Confindustria, considerata vicina e lontana da Eduardo Montefusco a seconda dei momenti e dei comunicati stampa.
Come andrà a finire?
Disse il politico-etologo Giorgio Celli: “Il gallo si batte con un altro gallo finché uno dei due non si allontana definitivamente dal pollaio. Se il gallo perdente rimane, la lotta tra i due galli può trasformarsi in un conflitto mortale”. E qui di galli ne abbiamo tre. Vedete voi….