Italia, raddoppia la censura di massa

Si allarga a macchia d’olio il numero di siti che le autorità vorrebbero rendere inaccessibili agli utenti italiani. La lista degli spazi web oscurati si è raddoppiata. Il traffico IP degli italiani viene sequestrato in modo sistematico


da Punto Informatico

Roma – Chi avesse fin qui sperato in un tardivo ripensamento, non gradirà: l’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, AAMS, ha allargato a dismisura nel corso degli ultimi mesi la lista dei siti messi al bando, i siti Internet, cioè, che gli utenti italiani non possono visitare. L’operazione di sequestro del traffico procede col vento in poppa: se in origine riguardava circa 500 siti ora ne coinvolge più di 2mila.

AAMS, che si muove con delega dell’ultima Finanziaria, non si limita più ad oscurare l’accesso ai siti Internet dei casinò online e dei bookmaker, ora si è passati a prendere di mira anche i siti di videogiochi se questi videogame, come il poker online giocato con soldi finti (che vengono definite poker room), possono rappresentare un accesso a giochi d’azzardo veri e propri.

In particolare, se lo scorso dicembre Punto Informatico registrava l’oscuramento di 600 siti, mentre scriviamo la lista ha ora raggiunto la vetta record di 1.241 siti web.
L’operazione di sequestro del traffico, già duramente stigmatizzata dagli esperti di ISOC Italia, non viene definita censura ma, anzi, viene considerata dalla Finanziaria, e di conseguenza anche da AAMS, come una forma di tutela degli utenti italiani. I siti messi al bando, infatti, non hanno stipulato accordi specifici né hanno licenza di operare in Italia e, dunque, non solo non garantirebbero entrate ai Monopoli ma anche non offrirebbero garanzie minime per chi volesse utilizzarne i giochi a pagamento.

Il fatto che su quei siti siano presenti informazioni, dati, opportunità che non prevedono il pagamento o la partecipazione a giochi d’azzardo, come dimostrano gli eventi di questi giorni, non ha alcuna importanza: nell’ottica con cui si procede all’oscuramento è sufficiente che un sito sia gestito da una entità che non ha sottoscritto contratti con i Monopoli italiani perché entri nella lista dei siti inibiti, come la definisce la stessa AAMS sul proprio sito. Passa in secondo piano anche l’eventuale desiderio di un utente italiano di conoscere e informarsi sui meccanismi dei siti d’azzardo internazionali.

C’è da chiedersi se una strategia di questo tipo funzioni. Se, cioè, i Monopoli e di conseguenza l’Erario italiano incassino di più grazie al blocco dei siti esteri. Vista l’applicazione di una sorta di web hijacking istituzionale, all’estero impiegato per i soli siti pedopornografici, è lecito aspettarsi che vi sia almeno una forte contropartita. Ma se è difficile fare i conti, è invece facile vedere come siti del gambling internazionale tra i più conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, come quello di William Hill, già bloccato a febbraio 2006, dopo più di un anno e mezzo continuino a risultare inaccessibili dall’Italia.
E se è difficile credere che siano pericolosi i siti degli storici bookmaker britannici, il sequestro del traffico continua a convincere a metà anche sul piano tecnico. Per accedere a molti siti è infatti sufficiente smanettare con il browser, per altri è necessario ricorrere ai molti, forse infiniti modi che consentono di mascherare la propria provenienza “italiana”. In tutti i casi, una volta su quei siti, è possibile visionarli, capire come funzionano, quali regolamenti applichino, alle leggi di quali paesi facciano riferimento e persino lasciarvi il proprio stipendio.

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