Entro la fine di questa settimana il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, dovrebbe avere davanti agli occhi lo scenario che delineerà la strutturazione degli impianti Wi-Max in Italia, con relativa regolamentazione. Nonostante tutti i ritardi, infatti, un plauso va rivolto all’Authority che, grazie alla propria celerità, dovrebbe fare in modo che il bando possa essere pronto entro giugno, termine fissato inizialmente. In virtù dell’accordo tra Gentiloni e Parisi, i MHz che saranno messi a disposizione dell’operazione dovrebbero essere 150, alcuni dei quali, però, si libereranno più avanti, costringendo, almeno per i primi tempi, la nuova tecnologia a convivere con gli impianti dei militari. L’Agcom, inoltre, traccia i contorni di quella che sarà la suddivisione delle licenze: due per ciascun’area territoriale (formata da più regioni, che saranno suddivise, in seguito, dal ministero, e che saranno minimo 2 e massimo 10), più un terzo blocco regionale, atto a favorire gli operatori più piccoli. Uno dei punti più importanti sarà, però, il superamento del digital divide, per cui l’Agcom sta pensando ad un meccanismo a punti che premi (nella gara) le offerte che estendano il proprio progetto ad un’area il più vasta possibile, che comprenda zone a più bassa digitalizzazione e si occupi meno dei grandi centri urbani. Unico neo (e non da poco) della situazione è la previsione secondo cui tutti gli operatori (anche gli attuali operatori di telefonia) saranno ammessi all’asta. Per evitare (dicono…) d’ingessare eccessivamente il sistema. In questo modo Telecom Italia, ma anche gli altri operatori di telefonia, saranno ammessi alla gara d’appalto; cosa che, a lungo andare, si tramuterebbe probabilmente in una frizione delle possibilità d’espansione tecnologica che il Wi-Max potrebbe comportare. In questo modo, infatti, le spropositate possibilità di restingimento del gap digitale e di democratizzazione della tecnologia andrebbero ad infrangersi contro gli enormi interessi che hanno in ballo gli operatori telefonici. Un esempio? La possibilità concreta di collegarsi gratuitamente alla rete, in ogni parte d’Italia, grazie al telefono cellulare e, di conseguenza (questo è solo un esempio, ma molto esplicativo) dialogare (altrettanto gratuitamente) con chiunque, in qualunque parte del globo, grazie a tecnologie come Skype, verrebbe letteralmente annientata dagli interessi che gli operatori telefonici sviluppano nella telefonia mobile. Non è forse questa una limitazione? (Giuseppe Colucci per NL)