Roma – C’è soddisfazione ma anche stupore in ADUC dopo il dissequestro dei propri forum deciso dal tribunale: l’associazione degli utenti e dei consumatori ha visto trionfare le sue tesi contro la censura ma le decisioni dei magistrati non la convincono, tanto che si potrebbe parlare di una vittoria a metà, che lascia ancora delle ombre sulla libertà di espressione sulla rete italiana.
“Si può dire e scrivere Gesù è un bastardo e Porco XXX, ma non si puo’ parlare dei preti pedofili”. Così ADUC commenta la sentenza con cui il Tribunale del riesame di Catania ha deciso di riaprire due forum che come ricorderanno i lettori di Punto Informatico erano stati sequestrati a novembre 2006.
La ragione del sequestro andava ricercata nella denuncia presentata allora dall’Associazione Meter di don Fortunato di Noto, secondo cui quei forum contenevano pesantissimi insulti. All’epoca don Fortunato aveva dichiarato a Punto Informatico che “non si tratta assolutamente di censura. Ma teniamo presente che quei forum contenevano messaggi di una pesantezza e di una volgarità eccezionale, rivolti non solo contro la fede cristiana ma anche contro altre fedi”.
“Il sequestro – sottolinea ora l’Associazione – significò la censura per centinaia di conferenzieri che vi avevano partecipato. Con i nostri legali – Claudia Moretti e Emmanuela Bertucci – cominciammo una battaglia per l’affermazione della libertà di espressione, uno dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione (art. 21) e da qualsivoglia democrazia occidentale. Furono presentate anche interrogazioni parlamentari a cui non è mai stata data risposta”.
Un anno dopo, nel novembre del 2007, il GIP del Tribunale di Catania decise che in effetti quei contenuti erano illegittimi: pur individuando come tali solo alcune delle frasi pubblicate in quelle pagine; i forum sono rimasti chiusi, spingendo ADUC a continuare la propria battaglia presso il Tribunale del Riesame.
La battaglia, come detto, è stata però vinta solo a metà perché – sottolinea ADUC – “i magistrati non hanno ritenuto di dissequestrare i riferimenti alle note vicende di pedofilia che hanno visto protagonisti migliaia di sacerdoti cattolici. Per i magistrati, dunque, della pedofilia dei preti ne possono parlare i media (soprattutto all’estero, per la verità) ma non la gente comune in un forum in Internet”.
In particolare, secondo i magistrati, le frasi incriminate finiscono per “stimolare e diffondere l’avversione verso il culto cristiano e verso coloro che professano tale fede travalicandosi finanche i limiti del buon costume espressamente alludendosi a pratiche pedofile dei sacerdoti”. Motivo per il quale per ora quelle frasi rimarranno oscurate.
Ragione, anche, per la quale la battaglia di ADUC non finisce qui. “A nostro avviso – scrive infatti l’Associazione – si deve sempre poter parlare degli ambienti in cui tali reati vengono commessi, e si deve consentire a chiunque, sconvolto da questi eventi, di esprimere la propria rabbia e disillusione”. Per questo l’Associazione nei prossimi giorni depositerà un ulteriore ricorso, in Cassazione contro questo specifico aspetto della sentenza.