L’articolo del 4 luglio di questo periodico ha suscitato diverse reazioni da parte di funzionari del MinCom che, sostanzialmente, hanno concordato sulla gravissima situazione in cui si dibattono molte sedi periferiche, da troppo tempo poste in condizioni di operare con notevole difficoltà per mancanza di fondi finanziari e di direzioni precarie e provvisorie (si è passati da direzioni affidate ad interim a dirigenti di altri ispettorati ad incarichi di reggenza assegnati a funzionari non dirigenti a partire da dicembre 2006) che, per loro natura, hanno difficoltà a concretare gestioni efficaci sul lungo periodo. Prova ne è che la maggior parte degli Ispettorati territoriali efficienti (Emilia Romagna, Toscana, Abruzzo e Molise, per citare i casi più rappresentativi), sono quelli che possono contare su una direzione stabile, la quale pur soffrendo delle medesime patologie di natura economica e logistica, può indirizzare l’attività attraverso pianificazioni nel lungo periodo.
Orbene, tale complessa situazione rischia ora di degradare ulteriormente a seguito di incomprensibili determinazioni degli organi centrali.
Infatti, pochi sanno che nell’ultimo semestre del 2006 si è tenuto il concorso per la nomina dei nuovi direttori di alcune sedi di ispettorati territoriali in stato di dirigenza precaria e provvisoria. Inspiegabilmente, ad oggi, i soggetti vincitori del concorso non hanno ricevuto formalmente la nomina, sicché occupano ancora le precedenti posizioni che non sempre coincidono con la direzione di reggenza. A quanto consta a questo periodico, con una recentissima circolare la Direzione Generale del MinCom ha reso noto che la reggenza scadrà alla fine di agosto (per la sola sede milanese invece la scadenza è al 12 settembre) e pertanto sarebbe stato chiesto ai dirigenti di ruolo la disponibilità ad assumere, con incarico interinale, la direzione degli uffici ove dovrebbero “presto” (?) insediarsi i vincitori del concorso (anche se i dubbi a riguardo sono più d’uno…). La questione non è di poco conto, posto che rischia di rideterminare un inopportuno turn-over presso sedi ispettoriali che faticosamente erano state ripristinate nell’operatività, nonostante le indubbie difficoltà connesse alla accennata mancanza di fondi economici e di attrezzature. Una situazione che rischia di risultare esplosiva per l’emittenza radiotelevisiva italiana già esasperata in molte regioni per l’enorme ritardo accumulato nell’evasione di istanze di primaria rilevanza per l’attività editoriale e che pare trovare motivazione unicamente nella scarsa volontà degli organi centrali di individuare una soluzione efficace al problema superando cavilli burocratici che così insormontabili poi non paiono (sotto il profilo giuslavoristico). La via di uscita più semplice sarebbe, infatti, quella di assegnare incarichi di coordinamento (come già avviene presso gli organi centrali) direttamente ai vincitori del concorso, soprattutto in quei casi in cui ciò già ora accade, ed accelerare l’iter concorsuale. Ma c’è poco da sperare. Sarebbe magari il caso che il ministro Gentiloni, tutto preso dalle grandi manovre del ddl di riforma RAI, si accorgesse che i problemi del sistema radiotelevisivo italiano giacciono anche sul più basso e (politicamente meno allettante) piano operativo. Qualcuno vuole ricordarglielo?