Iran, giorno ventotto. Tra pochi giorni sarà passato un mese dal quel 12 giugno, anello di congiuntura tra il vecchio Iran di Ahmadinejad, triste e rassegnato, l’Iran delle esecuzioni di massa, l’Iran dei fanatismi religiosi, l’Iran dell’intolleranza, e questo nuovo paese, sempre in mano al presidente tiranno, ma questa volta acceso, vivo, desideroso di combattere per tentare di portare la democrazia in un paese che ne ha assaporata ben poca durante la propria storia. Ma come hanno fatto gli iraniani ad accendere i propri cuori nel tentativo d’inseguire una chimera della quale hanno solo sentito parlare ma che non sono mai riusciti a toccare con mano? In gran parte, attraverso la rete, vero e proprio motore portante della protesta di questi giorni, vero e proprio cavallo di Troia che i dissidenti hanno a disposizione in casa di Ahmadinejad e del suo governo repressivo. L’Onda verde non si arresta proprio perché è il web a tenerla viva. La mette in contatto con l’estero, riesce a tener vive le organizzazioni, altrimenti schiacciate dall’appiattimento mediatico imposto dal regime e dai suoi goffi tentativi di ristabilire l’ordine tramite l’informazione manipolata. Oggi è prevista una grande manifestazione pacifica a Teheran ed in altri centri minori dell’Iran. Ce lo fa sapere, ancora via internet, la studentessa dissidente Fatemeh Karimi, in contatto con Repubblica dal centro organizzativo della rivolta. Dovrebbe iniziare oggi alle 17 e, dopo il fallimento della passata manifestazione, cui in pochi erano riusciti a partecipare, oggi non si può sbagliare. Nonostante il governo abbia chiuso tutti gli uffici pubblici, inducendo gli impiegati ad abbandonare la capitale. Ma l’Onda verde che si nutre di internet continua ad essere viva. È stata organizzata, infatti, una singolare protesta che prevede il consumo sfrenato d’energia elettrica, al fine di farla saltare e favorire le proteste eversive, nel buio. Intanto, il governo non riconosciuto di Ahmadinejad continua a tentare di tallonare il passaggio d’informazioni. Ancora tre giorni fa, infatti, il capo dell’apparato giudiziario, ayatollah Mahmud Hashemi Shahrudi, ha annunciato pene severissime per quegli iraniani che si rendessero responsabili di fornire informazioni all’estero servendosi delle tv satellitari. L’obiettivo dichiarato è quello di affrontare con severità il possibile sviluppo di contatti via satellite da parte degli oppositori, per i quali è stata annunciata l’apertura di sezioni speciali presso le Corti di ogni provincia al fine di combattere il fenomeno del passaggio “pirata” d’informazioni verso l’estero. Tappato un buco, però, se ne riapre un altro. Alcune università americane ed inglesi hanno, infatti, messo a disposizione dell’Onda della banda libera su internet, nell’intento di viralizzare, se possibile, ancor di più il passaggio d’informazioni e mettere fuori gioco il governo di Teheran. (Giuseppe Colucci per NL)