Secondo l’Arin, l’American Registry for Internet Numbers, l’ente no-profit che si occupa di allocare le risorse del protocollo Internet, il cyber spazio sta per finire. Non è uno scherzo, il web sta collassando, è saturo e si considera ormai indispensabile un adattamento del protocollo per estendere la sua capienza di contenuti, divenuti tra l’altro sempre più pesanti con l’evoluzione sociale e tecnologica di moltissimi domini (si pensi, per esempio, al progressivo aumento di upload di materiale video e fotografico). L’obiettivo è quello di sostituire l’attuale nonno-protocollo IPv4, la cui descrizione è depositata in un documento datato addirittura 1981, con l’acronimo IETF RFC 791 (Internet Engineering Task Force, Request for Comments, ndr), con il successivo ed evoluto IPv6, sigla che rappresenta l’ultima versione (ovvero la sesta) del Protocollo Internet. Secondo quanto reso noto dai professionisti e dai tecnici del campo, l’IPv6 introdurrebbe alcuni nuovi servizi e semplificherebbe di molto la gestione delle reti IP. Inoltre, a salvaguardia dell’incombente oscuramento della rete, il suddetto protocollo permetterebbe di gestire un numero decisamente più ampio di indirizzi: si passa infatti da 4 miliardi (4.000.000.000) a 280 biliardi di indirizzi (280.000.000.000.000.000: la cifra, in questo caso, è particolarmente impressionante, ndr). Il protocollo IPv4 verrà sfruttato fino all’anno 2025, così da permettere a chiunque di adeguarsi e di correggere eventuali errori. (Marco Menoncello per NL)