La IPTV (Internet Protocol TV) è una televisione che si avvale degli standard di comunicazione propri dalla rete telematica. Perciò nulla a che vedere con le televisioni via cavo, molto diffuse negli Stati Uniti ma che nel continente europeo non hanno avuto un’egual fortuna. Far uso degli standard della rete significa utilizzare le infrastrutture esistenti (i cavi telefonici) e le potenzialità di Internet, compresa dunque anche l’interattività e le promesse del Web 2.0. Se il mercato confermerà le previsioni elaborate dai ricercatori di Mrg, ci potremmo trovare di fronte ad un altro di quei fenomeni capaci di rapida crescita esponenziale, ai quali Internet ci ha ormai abituato. A giudicare dallo slancio profuso da molti operatori delle telecomunicazioni in questo nuovo settore, le previsioni degli studi di marketing sembrano addirittura essere troppo prudenti. La filiale inglese di Tiscali, che ha acquisito lo scorso anno Homechoice una società londinese specializzata nella tv via Internet, starebbe raccogliendo abbonati al ritmo di 250 al giorno secondo quanto riportato in una relazione del Consiglio di amministrazione della stessa Tiscali di un mese fa. Ed è sulla piattaforma tecnologica già di Homechoice che Tiscali lancia anche in Italia l’IPTV, proprio con il nome di Tiscali Tv e con la prospettiva, dice Mario Mariani, amministratore delegato di Tiscali Italia, di almeno 50mila utenti entro il 2009 Un obiettivo in linea con la situazione della tv nel nostro paese, caratterizzato da un mercato rigido e conservatore, abituato com’è alla finta gratuità della televisione generalista e dove la concorrenza per l’IPTV non è poi così piccola, visto che già ci sono Fastweb, Alice e adesso, insieme a Tiscali, anche Infostrada.
«Abbiamo deciso di fare l’IPTV di Tiscali per offrire un’esperienza che libera dal palinsesto» spiega Fabrizio Meli, direttore della divisione Digital Television di Tiscali “ma nel contempo rende l’utilizzatore anche il dominus dello stesso grazie alla possibilità di combinare a piacere programmi diversi da far scorrere sul video con un cadenzamento coerente con le proprie esigenze”. Oltre che i contenuti l’ip-spettatore può controllare anche il tempo. L’IPTV consente infatti di gestire il prima ed il dopo, senza soluzione di continuità in un’unica timeline, sia pure con un limite di 48 ore, come permesse dallo spazio memoria dei server di Tiscali.
Ma a rendere più desiderabile l’IPTV di Tiscali è quell’annuncio di embrione di Web 2.0 che essa porta seco e che l’anglofilo chiamerebbe Ugc, ovvero User Generated Contents, contenuti generati dall’utente. Sarà infatti previsto un canale (YourTv) realizzato con e per gli utenti, dove verranno inseriti contenuti prodotti da loro stessi realizzati. Una conquista intesa non tanto come semplice interattività ma come partecipazione, cosa che potrebbe fare una vera differenza nel mondo di quelle che un recente rapporto dell’Osservatorio New TV della School of Management del Politecnico di Milano definisce le Sofa-Tv digitali: satellite, digitale terreste e, appunto, IPTV. Si pensi solo alla distribuzione dei contenuti: quelli tematici, sul satellite e sul digitale terrestre, oscillano tra il 40 e il 50 per cento, contro il 73 dell’IPTV. (Paolo Masneri per NL)