“Con le misure economiche per la rottamazione delle frequenze interferenti e i nuovi criteri per le graduatore dei fornitori di contenuti si compie un passo decisivo verso la riforma delle tv locali che separa l’attività degli operatori di rete da quella editoriale. L’obiettivo è quello di riportare l’Italia nella legalità internazionale iscrivendo finalmente tutte le frequenze a Ginevra, ma anche di dare certezze alle tv locali che vogliono davvero investire e crescere”. Parole del sottosegretario alle comunicazioni Giacomelli. A parte gli indennizzi da rottamazione, che costituiscono per molti l’ultimo treno per fuggire dall’olocausto economico, l’entusiasmo dell’esponente governativo non trova affatto condivisione tra gli operatori. Tra le varie amenità, la riscrittura con cadenza triennale del comparto, come esibita in consultazione, rischia di far scappare a gambe levate i già pochi investitori interessati alle tv locali. Quale imprenditore, infatti, potrebbe elaborare un piano industriale con un orizzonte autorizzativo di 36 mesi, dopo il quale potrebbe veder evaporato l’investimento senza nemmeno la possibilità di alienare l’azienda? Follia allo stato puro.