Meno di 500 Euro e l’ultimo ritrovato tecnologico della americana Apple potrebbe trovare posto tra gli oggetti di uso quotidiano dei più affamati di nuove tecnologie.
La versione XL del oramai comunissimo iPhone, con applicazioni ancora più raffinate ed una rinnovata versatilità – qui impunemente accostato al fratello cellulare solo per il design – guarda al pubblico dei fruitori di massa soprattutto se si considerano le offerte che la maggior parte dei colossi di telefonia mobile hanno già abbinato al tablet della multinazionale di Cupertino. Il nuovissimo gadget tecnologico lanciato in USA lo scorso mese di gennaio, che ha costretto molti americani, alla vigilia della commercializzazione, ad insoliti campeggi nei parcheggi dei più rinomati centri commerciali, è stato dotato del primo processore prodotto nei laboratori della casa madre – l’Apple A4 – ed oggi troneggia nelle nazionali vetrine degli Apple Store e nei negozi di telefonia. Ad ogni buon conto, secondo i primi commentatori, l’iPad sembrerebbe un cavaliere senza cavallo se non si associano tutte le funzioni di cui è stato fornito ad una buona connessione ad internet (ovviamente in tecnologia 3G). Allora, qui intervengono, appunto, i principali operatori di settore con variegati pacchetti dati da abbinarci. Con costi dai venti – trenta euro in su. Il problema, allo stato attuale dei fatti, è che in realtà tutte queste promozioni appaiono incomprensibili ai più, se si considera che tale “gioiellino” è ad oggi – giocoforza – ancora in mano essenzialmente ai soli promotori e non se ne conosce esattamente l’uso al quale dovrebbe essere destinato proprio per la fisiologica scarsa diffusione tra la gente comune. In particolare, parlando di connessioni Internet, tutti siamo abituati – nostro malgrado – a ragionare in termini di ore di navigazione, mentre parrebbe che la corretta scala da utilizzare per apparecchi di questo genere sia quella dei Mega o Giga Bytes di dati scaricati. Evidentemente, il pubblico (fatta salva una nicchia di esperti) non è abituato – per misurare i costi della tecnologia on-line ed ai fini di una ponderata valutazione casalinga – a questo genere di unità di calcolo, ragion per cui c’è chi addita come eccessivamente selvaggia e suggestiva l’operazione di marketing che si sta svolgendo dietro all’iPad. Secondo gli osservatori della prim’ora, questo tablet è entrato a pieno titolo nel cosiddetto “confusopolio”, tanto per citare l’efficace icona satirica che il fumettista americano Scott Adams coniò nel 1998, atta a descrivere il marasma creato dalle new company sui prodotti ad alta densità tecnologica per i quali diviene sempre più difficile un informato confronto su costi e qualità. Invero, andando un po’ più indietro nel tempo, potremmo gettare uno sguardo anche sulle attente disquisizioni dell’economista Adam Smith in merito alla asimmetria informativa nel mercato consumeristico, teorie motrici della moderna lotta alle pratiche commerciali sleali e della protezione dei soggetti più deboli del mercato, conquiste del nostro secolo che, però, sembrerebbero perdere colpi innanzi all’entropia generata dall’ondata di “offertissime” in capo ai più sofisticati apparecchi di comunicazione. Concludendo, non ci rimane che augurare buon lavoro all’Antitrust ed all’Agcom sperando che abbiano più familiarità di noi con bytes e telefonini, in attesa di porci nella forma mentis che ci consenta, in questi settori, di compiere scelte con una rinnovata coscienza tecnologica. Forse, solo a quel punto anche il mercato delle telecomunicazioni abbandonerà la posizione dei lauti e facili guadagni ai quali fanno da pendant politiche di cartello e si addentrerà (speriamo non con piedi d’argilla) nella suprema regione della concorrenza perfetta (o quasi). Qui, anche noi consumatori, spereremo di riuscire a godere di qualche apprezzabile vantaggio economico. (S.C. per NL)