La web company sceglie il cloud per riuscire a supportare la forte crescita dell’utenza. Dopo sette anni di lavoro, Netflix ha completato la migrazione dei suoi contenuti dai data center al cloud.
Lo ha comunicato il vicepresidente Yury Izrailevsky, alcuni giorni fa. “La transizione di Netflix verso il cloud è cominciata nell’agosto del 2008, quando, a causa di un danneggiamento del database, per tre giorni non siamo riusciti a spedire DVD agli abbonati. A quel punto abbiamo capito che dovevamo abbandonare le configurazioni a singolo punto di errore e scalatura verticale, quali i database relazionali del nostro data center, a favore di sistemi distribuiti su cloud, più affidabili e scalabili in orizzontale”. Il numero degli abbonati in streaming è aumentato di 8 volte rispetto a quello del 2008 con una visione triplicata in 8 anni. Il gruppo web è disponibile in 130 paesi, infatti le ore di visualizzazione sono cresciute a 12 miliardi, con un forte incremento rispetto agli 8.25 miliardi di un anno fa. Il faticato trasferimento porta con sé alcuni significativi risultati; primo fra tutti l’inaspettata riduzione dei costi operativi che ha consentito di ottimizzare continuamente il mix di istanze e di accrescere o ridurre quasi istantaneamente il footprint, senza dover mantenere grandi buffer di capacità. “Negli ultimi anni la tecnologia di streaming di Netflix ha fatto passi da gigante ed è incredibile non sentirsi più ostacolati dalle limitazioni del passato. Visto che il cloud è comunque relativamente nuovo per molti in questo settore, rimangono ancora diversi punti da chiarire e problemi da risolvere. Attraverso iniziative quali Netflix Open Source, speriamo di continuare a collaborare con i migliori esperti nel campo della tecnologia per affrontare insieme tutte le sfide presenti e future” conclude Izrailevsky. (C.C per NL)