La piattaforma di streaming video on demand più famosa al mondo deve cercare il modo di incrementare significativamente i ricavi se vuole continuare a primeggiare tra gli OTT e proseguire nel proprio modello di business (modello costruito sul debito).
Una strada è quella dell’aumento del costo degli abbonamenti, strada che l’azienda di Reed Hastings sta già percorrendo e che da poco ha toccato anche il nostro Paese. Come abbiamo avuto modo di riportare su queste pagine, infatti, pur essendo rimasto invariato il piano base (7,99 euro), hanno subito un rincaro sia quello standard (da 10,99 a 11,99 euro) che quello premium (da 13,99 a 15,99 euro). Ma questo potrebbe non bastare – e qualcuno ritiene che di certo non basterà – in prospettiva, a sostenere i progetti che la grande N ha in termini di investimenti in produzioni originali.
Un’ulteriore e consistente fonte di entrate potrebbe essere costituita dalla pubblicità. Il fondatore e CEO si è sempre schierato contro l’inserimento di adv: punto di forza del servizio svod è, infatti, sempre stata l’assenza di pubblicità. Ma la situazione potrebbe ben presto cambiare. A dirlo sono Linda Yaccarino e Peter Naylor, entrambi a capo della pubblicità, rispettivamente per NBCUniversal e per Hulu. Secondo i due manager, Netflix per rimanere competitiva – soprattutto in vista dei nuovi entranti nel mercato svod (Disney, Apple e altri) – non potrà solo aumentare i costi per gli utenti, dovrà necessariamente appoggiarsi agli inserzionisti, magari utilizzando il sistema della stessa Hulu, dove il 70% degli abbonati preferisce il piano più economico ma con pubblicità, che non quello più caro ma senza interruzioni.
Quasi sicuramente, nel caso in cui Hastings dovesse cambiare idea in merito, non si tratterà dei soliti spot a cui siamo abituati, bensì di modelli ben diversi, studiati in base al target, interattivi e meno invasivi.
Guardando i numeri, la società di consulenza Comparitech ha stimato, per ciascuno Stato, gli abbonati alla nota piattaforma e i ricavi annui di ogni bacino territoriale. Al primo posto, ça va sans dire, si trovano gli Stati Uniti, con 58,48 milioni di abbonati e ricavi per 7,64 miliardi di dollari. Medaglia d’argento all’Australia, con 11,26 milioni di sottoscrittori e 1,27 miliardi di ricavi; bronzo al Regno Unito, con 9,78 milioni di abbonati e 1,10 miliardi di ricavi. A seguire si trovano Brasile (8,5 mln di abbonati), Canada (6,3 mln), Germania (5,1 mln), Francia (5 mln), Spagna (4 mln) e Giappone (3,27 mln). L’Italia – secondo le stime Comparitech – è al sedicesimo posto con 1,4 milioni di abbonati e 158,42 milioni di dollari di ricavi (lo studio Comparitech sottolinea che i numeri elaborati sono frutto di stime, in quanto il servizio svod non rivela i dati divisi per Paese).
L’obiettivo dell’azienda di Los Gatos non deve essere solo di mantenere questi clienti, ma soprattutto di fidelizzarne di nuovi e ciò – lato utenti – può essere realizzato solo continuando nella via dell’offerta di contenuti originali di pregio capaci di attrarre pubblico. È tutta una questione di bilanciamento quella che Hastings dovrà affrontare: tra conti in rosso, produzioni da sostenere, nuovi abbonati da conquistare, rivali da contrastare e l’opzione pubblicità quantomeno da tenere in considerazione. (G.C. per NL)