Netflix chiude il 2015 con 75 mln di abbonati nel mondo. 300mila in Italia, anche se indiscrezioni vorrebbero che nel nostro paese a usare servizi streaming siano meno di 1 mln di persone. Per il nuovo anno già progettati diversi investimenti in contenuti, promozione e tecnologie. Inoltre, continua la rincorsa alla Cina.
Positivi i dati diffusi dal noto servizio di streaming on demand Netflix che, qualche mese fa, ha debuttato anche nel nostro paese. Secondo questi, infatti, la compagnia di Reed Hastings raggiunge l’importante cifra di circa 75 milioni di abbonati a fine 2015. Il mercato statunitense è ovviamente quello più ricco, essendo il paese in cui il servizio ha debuttato, con 44,7 milioni di utenti, ma che dimostra una crescita ovviamente più lenta rispetto agli altri. Dopotutto, come sostiene il chief financial officer di Netflix David Wells, “i prossimi 50 milioni di utenti saranno più difficili da raggiungere dei primi 50 milioni” come del resto è lecito aspettarsi. La crescita è infatti trainata principalmente dagli altri paesi e ricordiamo che non include i nuovi 130, raggiunti dal servizio agli inizi di questo mese. Per quello che riguarda l’Italia, si è creata, negli scorsi giorni, una curiosa situazione che genera un significativo dubbio su quante persone abbiano effettivamente deciso di sottoscrivere un abbonamento con la compagnia di Los Lagos. Diverse testate,riportano quota 300 mila utenti abbonati al servizio SVOD nel nostro paese, segnalando inoltre che, nell’ultimo trimestre del 2015, i nuovi sottoscrittori fuori dagli USA sarebbero stati 4 mln (contro una previsione di partenza di 3,5). Tuttavia, un articolo di La Repubblica comparso in rete lo stesso giorno (21 gennaio) sostiene che lo streaming in generale, in Italia, vale “circa 700 mila persone” e che nello specifico di Netflix, “il numero di abbonati si aggira attorno ai 280mila”. Meno di un milione di persone, insomma, guarderebbe “contenuti televisivi a pagamento trasmessi via web fra Sky Online, Infinity di Mediaset e Netflix” e meno della metà di questi va alla compagnia statunitense. L’articolo in questione descrive la sua fonte come “attendibile ma che preferisce restare anonima”, quindi non è purtroppo possibile verificarla. Certo è che c’è un baratro abbastanza significativo che separa le due somme e, a onor del vero, appare difficile credere che fra pc, mobile e smart tv l’intero mondo dello streaming abbia un impatto così povero nel nostro paese ancora oggi. In ogni caso, parlando invece di entrate, la compagnia ha prodotto ricavi totali per 6,8 miliardi di dollari (6,2 mld di euro). Al netto delle spese, il risultato è invece pari 122,6 mln di dollari ed è in calo a fine anno, visto che nel 2014 era pari a 266,8 mln. Ma non c’è troppo da sorprendersi: Reed Hastings non ha mai nascosto come la sua compagnia, fuori dagli Stati Uniti, abbia fino ad oggi “perso centinaia di milioni di dollari” e lo ribadiva anche in occasione del debutto in Italia. Dopotutto gli investimenti sono stati significativi, sia per raggiungere nuovi mercati che nella produzione di contenuti e persino nell’innovazione tecnologica, tutti argomenti che già abbiamo discusso in precedenza su queste pagine. Anche il 2016 non sarà diverso: già il citato investimento di aggiungere 130 paesi al portafoglio è significativo, e oltre a questo sono stati messi 6 mld di dollari a disposizione dei contenuti, più di 1 mld per promozione e marketing e circa 800 mln per l’innovazione tecnologica. Il tutto per raggiungere l’obbiettivo di 6,1 mln di utenti in più solo nel primo trimestre di quest’anno. Inoltre, c’è anche la questione della Cina. Indubbiamente uno dei principali mercati mondiali per numero di abitanti (e quindi possibili utenti) presenta però tutta una serie di problematiche legali e burocratiche che stanno creando non pochi grattacapi alla compagnia. “Ci vorrà tempo” dice il ceo Reed Hastings, ma “ci arriveremo”, conclude fiducioso. (E.V. per NL)