“Benvenuto a chi scommette in Italia”: così Antonello Giacomelli, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, salutò un mese fa l’approdo in Italia di Netflix, il colosso americano che dal 1997 vanta la più grande piattaforma mondiale di streaming on demand che in oltre 50 Paesi conta circa 60 mln di utenti, destinati a raddoppiare, secondo le stime, nei prossimi 5 anni. Netflix non si propone agli occhi del mondo come un’emittente- tv, ma come una web-tv, una sorta di macro videoteca che rivoluziona il classico rapporto unidirezionale emittente- ricevente verso uno di tipo bidirezionale, dove l’abbonato può assurgere a creatore del suo personalissimo palinsesto, tanto che si parla di “Binge watching”, l’uso che prevede la possibilità di guardare più episodi di una serie tv per volta. Con Netflix il rapporto con l’abbonato si avvicina senza ombra di dubbio al modello del cinema, con il vantaggio ulteriore di consentire la visualizzazione di produzioni indipendenti dai classici canali distributivi, sul solco dell’esperienza già pregustata con MySpace prima e YouTube poi per artisti low budget. Rispetto al cinema ha poi il vantaggio che ora e luogo sono a discrezione dell’utente perché offre in ogni momento un portafoglio pressoché illimitato di film e serie tv su svariati device (smartphone, tablet, smart-tv, console) prediletti dal pubblico più giovane, tanto che Reed Hastings, CEO di Netflix, sostiene che presto arriverà il giorno in cui “i nostri figli ci chiederanno cosa vuol dire che uno spettacolo inizia alle 20” e Marc Andreessen, cofondatore di Netscape, presagisce che “tra dieci anni la TV sarà 100% in streaming”. Previsioni che celano sicuramente un fondo di verità, ma che risultano ancora un po’ azzardate, se consideriamo che la tv permane attrattiva particolarmente ricercata per tre quarti degli over 60 e, se estendiamo la ricerca a tutte le fasce di età, il mezzo televisivo resta preferito in particolare per la fruizione di serie televisive su schermi di alta qualità. Senza contare la rivoluzione che potrebbe anche attraversare il marketing, poiché il video streaming consente una profilazione di utenti senza precedenti (a discapito delle classiche rilevazioni, prima fra tutte Auditel), considerando che i titoli selezionati sono soggetti ad erogazione a seconda di una geolocalizzazione che si basa sull’indirizzo IP dell’abbonato, fornendo pertanto dati reali, georeferenziati e, inutile a dirlo, economicamente molto proficui. A questo punto sorge spontaneo chiedersi perché Netflix non sia sbarcato prima in Italia. La risposta è piuttosto semplice: il sistema funziona in streaming e subisce eventuali lentezze delle connessioni italiane fuori dalle grandi aree urbane. Se la banda salta, è esclusa la fruizione del film. Se non è larga a sufficienza, la fruizione va a farsi benedire. La mancanza di banda rallenta il processo di modernizzazione e protegge i contenuti via etere (anche questo era digital divide). Nel piano di espansione europea finora non figuravano previsioni per l’Italia, penalizzata della lenta infrastrutturazione in banda larga che costituisce linfa vitale per Netflix, poiché va ad influire in via diretta sul numero di abbonati e sulla qualità del servizio. Tutto questo finchè Netflix non ha rivoluzionato la situazione, assicurandosi l’appoggio degli Internet provider italiani più affidabili. Mercoledì 2 dicembre le azioni di Netflix quotate alla borsa di New York hanno superato il loro valore più alto: in quel momento ogni azione di Netflix valeva 131,24 dollari (circa 120 euro). L’alto valore delle azioni è un importante conseguenza di quello che il sito Quartz ha definito “l’anno stellare di Netflix”, enuncleando il colosso nell’elenco delle 500 società più quotate negli Stati Uniti. E non a caso, considerando che, dall’ inizio dell’anno a oggi, le azioni di Netflix sono cresciute del 150%: a gennaio valevano 50 dollari. Nel 2015 Netflix ha allargato la sua offerta, producendo o acquistando nuovi programmi e serie tv, espandendosi ulteriormente a livello mondiale: da ottobre, facendo l’esempio della Penisola, i servizi di Netflix sono disponibili anche in Italia. Netflix è attualmente fruibile in 60 stati, in cui conta circa 70 mln di abbonati (e punta ad averne 74 mln entro la fine del 2015). Netflix è disponibile in quasi ogni stato dell’America del Nord e nell’America del Sud, in tutti gli stati europei principali, in Australia e in Nuova Zelanda, con prossima previsione di approdo a Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e Taiwan (al momento l’unico stato asiatico che può guardare Netflix è il Giappone). La storia di Netflix ha radici che si estendono sino al 1997: inizialmente offriva un semplice servizio di noleggio di DVD e videogiochi che consentiva la possibilità di sottoscrivere degli abbonamenti flat, di noleggiare film online e riceverli a casa per posta, senza limiti di tempo per la restituzione, al prezzo mensile di 8,99 dollari. Dal 2008 è stato attivato il servizio di streaming online on demand, accessibile tramite apposito abbonamento. La società americana è quotata in borsa dal maggio 2002, quando vendette 5,5 mln di azioni, al prezzo di 15 dollari l’una. (S.F. per NL)