Fortnite e Roblox rivali di Netflix? Questo è quanto avevamo scritto tempo fa sul nostro periodico. E ancora oggi, questi videogames multipiattaforma rappresentano dei veri e propri competitor per i big dello streaming (anche se si occupano di un settore completamente differente dallo svod).
Ovviamente si tratta di videogiochi che non hanno nulla a che vedere con quelli di 20 anni fa. L’evoluzione tecnologica – e non solo – ha interessato anche videogames che ora sono diventati dei veri e propri “social network”, delle community virtuali in cui i giovani socializzano e che, talvolta, diventano anche la loro fonte primaria di guadagno.
Insomma, sono un fenomeno culturale globale a tutti gli effetti.
I numeri parlano chiaro: secondo un sondaggio di Comscore, i ragazzi sotto i 13 anni trascorrono molto più tempo su Roblox piuttosto che su YouTube, Netflix e Facebook messi insieme. Dalla sua entrata in scena 2 anni fa, Fortnite ha fatto il boom con 250 milioni di utenti attivi. Per Roblox, invece, l’ascesa è stata più lenta, ma i numeri dal 2016 in poi sono davvero sorprendenti: nell’ultimo report si sono contati ben 100 milioni di iscritti attivi nel secondo trimestre del 2019.
Ma qual è la chiave del successo dei videogiochi multipiattaforma? Perché sono diventati così potenti al punto da far tremare colossi come Netflix?
Ribadendo il concetto che la loro forza sta nel fatto di essere molto più simili ai “social network” che ai videogames tradizionali, ecco le sei caratteristiche che li contraddistinguono.
Sono delle realtà virtuali
Sia Roblox che Fortnite sono dei veri mondi virtuali. Vale a dire che riproducono perfettamente dei luoghi fisici in cui gli utenti possono (e amano) passare il tempo. Fortnite, ad esempio, è ambientato su una bellissima isola in cui i giocatori possono esplorare e vivere qualsiasi tipo di esperienza virtuale. Roblox, invece, è una piattaforma nella quale è la community stessa che crea i giochi e i luoghi.
A differenza dei videogiochi tipici, su queste piattaforme online c’è molto tempo di inattività. Durante questi periodi, quindi, gli utenti ne approfittano per esplorare l’ambiente circostante o raccogliere armi e forniture. Questa impostazione permette altresì di creare delle chat e approfondire la conoscenza con gli altri users.
Creazione e consumo di contenuti
Altro elemento fondamentale per i due videogames “social” è l’equilibrio tra la creazione di contenuti e il consumo degli stessi. Quando si inizia a giocare su Fortnite vengono creati contenuti; nel momento in cui termina la partita, di default il player diventa spettatore, quindi consuma contenuti. Guardare il gioco di amici viene considerato avvincente quanto giocare la propria partita.
Fortnite, tra l’altro, sembrerebbe essere il game più seguito su Twitch, contando una media di 275 milioni di ore negli ultimi 90 giorni.
Insomma, condividere i contenuti e guardare le partite degli altri utenti aiuta a migliorare le proprie skill e ad insegnare mosse alla community. E non solo.
Come funziona per tutti i canali online, se si ha dimestichezza e si è popolari su Instagram e YouTube, si diventa influencer o famosi YouTuber. Lo stesso vale per Fortnite e Roblox. In quest’ultima piattaforma, addirittura, si può diventare uno degli “star creator”, guadagnando milioni prima ancora di diplomarsi al liceo. Nel 2019 Roblox ha pagato circa 100 milioni ai suoi 2 milioni di creatori, molti dei quali ancora non hanno compiuto 18 anni.
È la community a guidare il gioco
La vera forza trainante di queste piattaforme social è, come già accennato, la community. Tale caratteristica ha un significato importante: i videogames saranno sempre in continua evoluzione e difficilmente attraverseranno il tipico ciclo – di inizio e di fine – degli altri giochi tradizionali. Del resto, chi conosce meglio le esigenze della community se non la community stessa?
Meglio se si è in tanti!
Giocare a Fortnite e Roblox da soli è sicuramente un’esperienza avvincente, ma lo è ancora di più se lo si fa in squadra con gli amici.
Come per gli altri social media, anche questi videogames multipiattaforma beneficiano infatti degli effetti del network.
Influenza la cultura pop
La “cultura Fortnite” si sta riversando anche nel mondo reale. Basti pensare al concerto virtuale del dj Marshmello, a cui hanno partecipato ben 10,7 milioni di utenti su Fortnite. O ancora al noto cantante Kanye West, che si è ispirato a Roblox per girare il suo video musicale “I love it”.
Questi pochi (ma eclatanti) esempi dimostrano come il “fenomeno Fortnite e Roblox” sia diventato anche culturale.
La personalizzazione dell’avatar
L’ultima caratteristica che contraddistingue questi due videogames rispetto al resto dei giochi in commercio è la possibilità di personalizzare il proprio avatar. Elemento di non poca importanza, visto che il modo in cui un giocatore si presenta è diventato un vero e proprio “status symbol”.
Personalizzare il proprio avatar, rendendolo differente dagli altri e acquistando gli accessori più cool è diventato – quasi – un fatto di vitale importanza.
A tal proposito, è nata una nuova forma di cyberbullismo nei confronti dell’avatar predefinito: il giocatore con un avatar non personalizzato viene scartato dagli altri. Spesso questa “mancanza di cura” nei confronti del proprio personaggio viene addirittura associata all’inesperienza che si ha nel gioco e, di conseguenza, si viene etichettati come novizi.
Alla luce di questi elementi, è davvero facile capire il motivo per cui Roblox e Fortnite si definiscono “molto più che semplici giochi”.
“C’è qualcosa che manca nei social media convenzionali in questo momento. Abbiamo social network come Facebook, Kakao Talk, Twitter e Naver per la comunicazione. Ma sono tutti basati su testo, immagini e filmati. Penso che il prossimo passo sarà avere esperienze sociali in cui puoi stare insieme ai tuoi amici in un mondo virtuale, ovunque tu sia”, ha commentato Tim Sweeny, fondatore di Epic Games (Fortnite). (G.S. per NL)