Chili, la nota piattaforma di streaming transazionale made in Italy fondata nel 2012, è stata definita un “Entertainment Centred Marketplace”.
Si tratta, infatti, di un servizio che mette a disposizione degli appassionati tutto ciò che ruota attorno a film e serie tv: oltre ad offrire la possibilità di guardare in modalità pay-per-view quanto contenuto nel catalogo, trova ampio spazio un vero e proprio e-commerce ricco di prodotti – da dvd e blu-ray, fino al merchandising -. Ci sono poi i servizi di biglietteria e prenotazione del proprio posto nella sala cinematografica più vicina e gli approfondimenti di HotCorn, il magazine digitale che vuole essere un punto di riferimento per gli appassionati.
Insomma, un modello di business che segue i fan dall’annuncio dell’uscita di un titolo, fino alla sua messa a disposizione nella prima finestra temporale di distribuzione (punto di forza dell’azienda che ha sede a Milano), il tutto accompagnato dalla possibilità di acquistare i molti gadget ufficiali legati ai titoli (dai poster alle magliette e a tutto ciò che rientra nel merchandising). Ed è proprio l’offerta di un’esperienza amplificata attorno a film e serie tv ciò che ha reso Chili attrattiva verso le major statunitensi: nell’azionariato vi sono Paramount (Viacom), Sony Pictures Entertainment, 20th Century Fox (controllata dalla Disney) e Warner Bros., le quali in tal modo arricchiscono significativamente il catalogo della piattaforma TVOD.
Il player guidato dal fondatore e a.d. Giorgio Tacchia non teme la concorrenza degli OTT quali Netflix e Amazon. La diversa modalità di offerta (subscription gli uni e transactional l’altro) pone i servizi streaming come alternativi e, quindi, indirizzati a diverse tipologie di consumatori.
C’è poi la differente compagine sociale a dare scacco agli avversari: la presenza degli Studios targati USA garantisce l’offerta (si pensi a “Bohemian Rhapsody”, a “Il ritorno di Mary Poppins” o ad “Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald”) e dà la possibilità di non dover produrre contenuti originali per sopravvivere. Rimane l’incognita Disney: se, da un lato, in vista del lancio del suo SVOD (atteso entro la fine del 2019) la casa di Topolino sta ritirando dai servizi in abbonamento i propri titoli; dall’altro, essendo azionista indiretto di Chili e essendo Chili una pay-per-view, non dovrebbe coinvolgere la piattaforma italiana in questo stop.
Il servizio, oltre che in Italia, è presente in Austria, Polonia, Germania e Regno Unito e può vantare 2,5 milioni di utenti registrati, con l’obiettivo di un significativo incremento entro l’anno in corso. Lato fatturato, la società ha chiuso il 2018 con 28,5 milioni di euro e anche per questo dato l’auspicio è di crescere ancora molto.
Sembrerebbe una situazione più che rosea, chissà che Tacchia – con il merchandising – abbia trovato la chiave del successo contro i big dello streaming. (G.C. per NL)