Il sito internet European Law (partner della struttura Consultmedia – collegata a questo periodico – in ambito di diritto comunitario) dedica attenzione ad un importante precedente giurisprudenziale comunitario in ambito pubblicitario.
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La Corte di Giustizia UE si è pronunciata in ordine ad una delle questioni pregiudiziali poste sull’interpretazione della direttiva n. 84/450/CEE in materia di pubblicità comparativa e pubblicità ingannevole dall’organo giurisdizionale nazionale chiamato a giudicare la causa che vedeva coinvolte due società la cui attività consiste nella gestione di una catena di grandi magazzini, ciascuna attiva soprattutto nel commercio al minuto di prodotti di consumo corrente. Una delle società ha intentato un’azione al fine di ottenere la cessazione di alcune pratiche di pubblicità comparativa poste in essere dalla seconda società (si tratta, in particolare, di una pubblicità relativa al livello generale dei prezzi, nonché dei prodotti c.d. «BASIC», che – si afferma – vengono venduti al prezzo più basso offerto sul territorio nazionale).
Secondo la Corte la condizione di liceità della pubblicità comparativa stabilita dall’art. 3-bis, n. 1, lettera b), direttiva n. 84/450/CEE (in base al quale devono essere confrontati «beni o servizi che soddisfano gli stessi bisogni o si propongono gli stessi obiettivi») non impedisce che una pubblicità comparativa riguardi collettivamente assortimenti di prodotti di consumo corrente venduti da due catene di grandi magazzini concorrenti, a condizione che detti assortimenti siano costituiti, entrambi, da singoli prodotti che, considerati in parallelo, soddisfano individualmente l’obbligo di comparabilità stabilito dalla disposizione richiamata.
La Corte ha inoltre sottolineato che per giurisprudenza costante le condizioni e i requisiti imposti alla pubblicità comparativa (che contribuisce a mettere oggettivamente in evidenza i pregi dei prodotti comparabili e a stimolare la concorrenza tra i fornitori di beni e servizi nell’interesse del consumatore) devono interpretarsi nel senso più favorevole a questa.
testo sentenza all’indirizzo
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