Se ci fosse ancora qualche dubbio sul fatto che il futuro della televisione passi attraverso la rete, i più recenti dati sul fenomeno web-tv sono in grado di fugare ogni incertezza.
L’osservatorio Altratv.tv ha classificato nel primo trimestre 2012 la bellezza di 642 canali televisivi sul web, con un fatturato di 10 milioni di euro per 10.000 addetti tra operatori diretti e indotto. Tutto questo mentre il comparto dell’emittenza televisiva locale broadcast sta combattendo una dura battaglia, per molti persa in partenza e già costata numerose vittime, per rimanere aggrappata al digitale terrestre “azzoppato” dall’assegnazione delle frequenze alla banda larga mobile. Il settore, dopo una fase iniziale affidata più che altro all’entusiasmo di pochi appassionati pionieri, sta ora raggiungendo la necessaria maturità, con produzioni sempre più professionali sia dal punto di vista tecnico che da quello dei contenuti e delle strategie di comunicazione. Oltre alla maggiore esperienza acquisita dagli operatori, a favorire questa evoluzione sta contribuendo non poco la migrazione di molte figure professionali provenienti proprio dal broadcasting locale in crisi, che cercano di riconvertirsi dalla vecchia alla nuova televisione, arricchendo con le proprie competenze i progetti editoriali in rete. Parallelamente è in atto una tendenza alla verticalizzazione dei contenuti, che corrisponde anche alla trasformazione delle emittenti online in vere e proprie imprese della comunicazione, in grado di offrire i propri servizi alle aziende e alle pubbliche amministrazioni del territorio. Più della metà delle web-tv italiane appartengono a questa tipologia, che richiede specifiche professionalità orientate non solo alle tecniche della comunicazione digitale ma anche al marketing online, con particolare riferimento all’utilizzo dei social network, ormai considerati canale irrinunciabile per il business. In questo senso lo sviluppo dei canali televisivi in rete può trarre giovamento e trovare nuove occasioni di espansione in rapporto al fenomeno anch’esso in crescita dell’e-commerce, soprattutto nel settore delle piccole imprese che cercano vie d’uscita dalla crisi. Uno scenario economico positivo che però si scontra quotidianamente con due fattori strutturali di una certa rilevanza: la disponibilità di banda (essenziale per permettere alle web-tv di raggiungere, in termini di qualità e diffusione, i numeri giusti per attrarre gli investimenti pubblicitari) e la farraginosità della regolamentazione. Criticità che sono emerse anche durante il panel "la nuova web tv tra log-in e check-in", condotto da Giampaolo Colletti di Altratv.tv presso il Festival del giornalismo di Perugia. Da una parte la cronica ritrosia, da parte di operatori ed esponenti di governo non proprio lungimiranti, a investire risorse nello sviluppo della vera banda larga (leggasi fibra ottica) mentre tutti gli analisti concordano nell’affermare che tra pochi anni la rete sarà quasi esclusivamente occupata dal video. Dall’altra la lontananza delle autorità di regolamentazione (e di riflesso della politica) dalle logiche della rete, spesso vista più come una minaccia allo status quo piuttosto che come opportunità di sviluppo. Nel mezzo il rischio concreto di perdere l’ennesimo treno per l’innovazione. E intanto, come annunciato dallo stesso Colletti a Perugia, lo schiacciasassi del DTT sta per fare un’illustre vittima: quella TeleJato di Partinico, punto di riferimento del giornalismo antimafia, che dovrà chiudere a giugno ma, per fortuna, sopravvivrà grazie al web. (E.D. per NL)