Il 6 agosto 1991 Tim Berners-Lee mise online il primo sito della storia: internet era già una realtà da tempo, ma il progetto World Wide Web si accingeva a diventare lo strumento che avrebbe permesso alla rete globale di mutare profondamente il nostro modo di vedere il mondo e di interagire con esso.
L’unione di un protocollo di comunicazione, http, con un linguaggio di programmazione atto a produrre ipertesti, html, stava per dare vita a quella incommensurabile struttura di dati, informazioni e visioni interconnesse che ora diamo per scontato ogni volta che accendiamo il PC. L’immanenza di internet è ora tale che quasi non siamo più in grado di immaginare un mondo che ne sia privo: difficile ricordare con nostalgia i tempi, neanche troppo remoti, in cui se ne faceva tranquillamente a meno. Altrettanto complicato però rimane capire quali tendenze si incarneranno nel flusso in continua trasformazione che la rete rappresenta. Le ipotesi e le “profezie” abbondano, divise equamente tra utopia e distopia: l’internet delle cose e la realtà aumentata ci aiuteranno a vivere meglio oppure ci allontaneranno irrimediabilmente dal rapporto diretto con il mondo reale? I social network miglioreranno le nostre relazioni o ci renderanno marionette inconsapevoli di grandi fratelli più o meno benintenzionati? L’informazione sarà “liberata” o non saremo più in grado di riconoscere il vero dal falso? Sarà la fine della televisione o sarà la rete a trasformarsi in un oceano abbacinante di schermi video? E così via, in un’infinita contrapposizione di visioni non necessariamente antitetiche. La rete, così come qualsiasi altro mezzo tecnologico, è in grado di incarnare e amplificare il meglio e il peggio della natura e delle pulsioni umane. Ciò che però l’ha resa unica, almeno finora, è la sua natura di strumento universale, facilmente accessibile e difficilmente controllabile. Come lo stesso Berners-Lee ha avuto modo di spiegare recentemente, è proprio questa natura che tutti dovrebbero impegnarsi a preservare, a partire da ogni singolo cittadino fino ad arrivare ai governi e agli organismi internazionali. Ogni tentativo di controllo, regolamentazione o censura, ogni walled garden costruito per discriminarne le possibilità di accesso, per quanto condotto in base a presunte esigenze di sicurezza o protezione di interessi economici, rischia di azzerarne le potenzialità innovative. Ogni limite alla condivisione delle idee e delle informazioni, anche se ora magari ci sembra ragionevole, un giorno potrebbe impedirci di trovare le soluzioni di cui abbiamo bisogno. E’ lo spirito del web, indelebilmente rappresentato da quelle tre “w” che ormai non dobbiamo neppure più fare la fatica di scrivere sulla tastiera. (E.D. per NL)