A quanto pare la crisi è per molti. Ma non per tutti, come recita un vecchio adagio pubblicitario. Il terzo trimestre 2009 porta buone notizie anche per Yahoo!, dopo i risultati positivi di Ibm, Google e Apple.
A quanto pare le internet company americane hanno, infatti, ripreso a correre, in barba alla crisi. Vediamo i dettagli. Dopo tre anni di risultati altalenanti, in cui la compagnia ha cambiato addirittura tre amministratori delegati, Yahoo! torna a registrare significativi profitti. A raccogliere i frutti del lavoro degli ultimi mesi è la nuova a.d., Carol Bartz, la quale, archiviato il tentativo di takeover da parte di Microsoft, risoltosi alla fine in un accordo di collaborazione, si è messa al lavoro e si è vista costretta, nei mesi più bui, a licenziare quasi 2.000 persone (su un totale di 15.000 dipendenti). I sacrifici però alla fine sono stati ripagati e chi ha mantenuto il suo posto di lavoro può ora festeggiare leggendo i risultati del terzo trimestre 2009: profitti in crescita del 244%. E questo nonostante i ricavi, causa la flessione della raccolta pubblicitaria, siano scesi del 12%. Significa che Yahoo! è riuscita a tagliare i suoi costi fissi e ad innovare i suoi processi, tornando ad essere un’organizzazione efficiente. Un risultato non da poco per un’azienda che ha sempre sofferto il paragone con la più ingombrante “cugina”, Google. Il trimestre è stato definito dalla Bartz “solido”, segno che ci si aspetta che le cose continuino in questa direzione. Anche questa è a suo modo una notizia, che è stata premiata da una forte accelerazione degli scambi di azioni Yahoo. Le internet company americane ripartono quindi alla grande, dopo una stagione in cui in molti avevano scritto che la new economy era sul letto di morte. A questo punto c’è solo da sperare che gli amministratori delle società si rivelino più lungimiranti che in passato, puntando su una crescita moderata di lungo periodo piuttosto che su fuochi d’artificio che non durano più di un paio di trimestri. Non vorremo, infatti, che si generasse un’altra bolla speculativa, perché se del fatto che il capitalismo sia in grado di cadere e rialzarsi non abbiamo più nessun dubbio, il problema è però che a pagare i danni di ogni crisi sono migliaia di lavoratori dipendenti, che vengono licenziati. Sarebbe bene allora diventare più prudenti, soprattutto in un periodo caratterizzato da equilibri sociali precari, come quello che stiamo attraversando. Ma questo è un discorso che riguarda tutti, non solo per le internet companies. (Davide Agazzi per NL)