Fino a poco meno di due anni fa erano molti gli internauti che impazzivano per gli avatar, quelle identità virtuali di cui è popolata Second Life (SL). Giornali e televisioni ne parlavano in continuazione: era la moda del momento. Questo aveva spinto le aziende e i politici più scaltri a gettarsi a capofitto in questo mondo (apparentemente) senza confini: si organizzavano meeting virtuali e eventi online; Antonio Di Pietro, per esempio, leader dell’Italia dei Valori, che della presenza online ne ha fatto una bandiera (sventolante tra il suo blog e le interviste caricate su YouTube), aveva addirittura tenuto una conferenza stampa su SL. Nessuno sa quanti giornalisti o persone comuni vi abbiano partecipato, ma questo non importa: Second Life in quel momento faceva notizia, per cui bisognava esserci. Per lo stesso motivo molti di noi hanno deciso di registrarsi e creare un proprio account, curiosi di comprendere come si potesse vivere qualcosa di parallelo; salvo poi annoiarsi velocemente del proprio alter ego online, tralasciando la questione (e le Linden-isole virtuali) del tutto. Questa è la ragione per cui, stando ai dati recentemente comunicati dalla Linden Lab, società proprietaria di Second Life, sarebbero (relativamente) pochissimi gli utenti registrati realmente attivi: su 17 milioni di identità virtuali infatti, solo 400mila sarebbero gli utenti che si connettono regolarmente. Segno che i reali confini di Second Life sono ormai delimitati e, passato il boom mediatico, il mondo virtuale è tornato a dimensioni più umane. Questo però non significa che il fermento online stia attraversando una complicata o lenta fase di regresso. Insomma, Second Life non è affatto in via di estinzione. Al contrario fa ancora registrare un ottimo incremento di ore di navigazione pro capite e di transazioni finanziarie effettuate in rete. Il che significa che, in termini di business, Linden Lab ha ormai fidelizzato il suo “parco utenti” e si sta dedicando a sviluppare servizi e contenuti che possano trasformarsi in profitti aziendali. In barba a chi da qualche mese crede che Second Life sia prossima alla morte virtuale, causa il successo di social network concorrenti come Facebook o Twitter. Niente di più sbagliato signori, parola di Tom Hale, chief product officer di Linden Lab. Pensate sia il caso di credergli? Forse no, ma prima di sputare sentenze sul presunto stato di agonia di SL crediamo sia il caso di aspettare di vedere i bilanci dei prossimi due anni. Giusto per capire che aria tira. (Davide Agazzi per NL)