Si chiama “Carta di Alba” ed è un codice di comportamento per l’utilizzo consapevole dei nuovi media da parte di bambini e adolescenti, presentato a Roma qualche giorno fa. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra la fondazione Movimento Bambino e la fondazione Ferrero supportate da numerosi specialisti come pedagogisti, criminologi, magistrati, assistenti sociali e psichiatri. L’idea che ha dato vita alla Carta di Alba è questa: se da una parte il mondo virtuale annienta i confini, crea gruppi, diffonde informazioni e aiuta i giovani a sentirsi parte di “qualcosa”, dall’altra l’offerta è enorme e, allo stesso tempo, carente di regole esplicite che definiscano con chiarezza i contenuti fruibili dai minori e le modalità di accesso al web. Del resto, un mezzo estremamente utile come internet rischierebbe di fatto di diventare estremamente dannoso se privo di regole comportamentali. La presidentessa della Fondazione Movimento bambino, Maria Rita Parsi, ha dichiarato che ”E’ ora di rimboccarsi le maniche, di dialogare e di stabilire regole nette e chiare per tutti, la tutela dei diritti dei minori deve essere uguale nel virtuale come nel reale e ci sono provvedimenti e iniziative possibili per realizzare questo obiettivo”. Oltre a chiedere la vigilanza istituzionale e il monitoraggio costante delle comunicazioni digitali, la “Carta di Alba” propone la creazione di un osservatorio stabile che possa controllare e, se necessario, contrastare eventuali comportamenti criminali. Inoltre, la carta chiede che le tecnologie digitali siano abbinate ad indicazioni chiare sui rischi a cui i minori vanno incontro esponendovi ed evidenzia l’importanza del ruolo giocato dalla scuola nell’insegnamento dell’utilizzo sicuro dei new media, oltre che nel processo di alfabetizzazione tecnologica degli adulti. (Silvia Bianchi per NL)