C’è chi vorrebbe disperatamente arginare lo straripamento della pubblicità in rete e chi invece è disposto a sopportarne ancora di più pur di guadagnarci.
E’ uno dei tanti modi di coniugare uno dei verbi più digitati sui motori di ricerca, “fare soldi con internet”: acconsentire ad essere bombardati dagli spot durante la navigazione, in cambio di qualche spicciolo sul proprio conto PayPal. In Italia il sito sulla cresta dell’onda è Spot Amico, emanazione di una piccola startup trentina, che promette guadagni crescenti a chi si iscrive, con annessa elargizione di dati personali sulle proprie preferenze, interessi, ecc., venendo poi selezionati per la visione di una serie di messaggi di advertising personalizzati sul proprio PC. E naturalmente si guadagna di più coinvolgendo amici e conoscenti, nel più classico dei meccanismi multilivello. Ma è solo uno dei tanti aspetti di un network nel network: quello del marketing online, che grazie alla natura interattiva, pervasiva e real-time della rete tende a inglobare sempre più soggetti (produttori, distributori, negozi online, social network, webmaster, blogger e semplici navigatori) in catene di affiliazione dove i ruoli si confondono e la natura del prodotto che si compra e/o si vende diventa sempre meno importante, così come arduo è capire come si possa generare un valore aggiunto tale da poter remunerare tutti coloro che entrano nel meccanismo con l’obiettivo di “guadagnare”. Eppure basta far partire la classica ricerca su Google per trovare migliaia di siti che promettono guadagni “facili”: ci sono gli spot da guardare, ma anche i sondaggi d’opinione da completare a pagamento, le mail promozionali da leggere, i banner pubblicitari da installare, fino ad arrivare ai software di “autonavigazione” che pilotano automaticamente il browser su una serie di siti predefiniti. Ce n’è abbastanza per far rabbrividire qualunque utente consapevole di internet al pensiero dei rischi per la sicurezza e per la privacy, ma si sa che la prospettiva di far soldi è capace di far dimenticare qualsiasi precauzione, soprattutto in tempi di crisi. Certo, la possibilità di incappare in una truffa è dietro l’angolo, soprattutto grazie al sistema della “soglia” di guadagno fino al raggiungimento della quale non si viene pagati: molti malcapitati, dopo ore e giorni passati a guardare, cliccare e leggere cose che magari normalmente avrebbero considerato spazzatura, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Stiamo parlando naturalmente del livello più “terra-terra” dei cosiddetti sistemi per guadagnare in rete. C’è poi tutta una serie di cose in più che si possono fare se si ha l’abilità e il tempo di mantenere un sito o un blog e si è magari capaci di scrivere cose o produrre video vagamente interessanti sugli argomenti che vanno per la maggiore. In questo caso i programmi di affiliazione proposti da chi vende sul web permettono di far fruttare la propria presenza in rete con i vari meccanismi di “Pay per…”, ma anche qui occorre stare bene attenti a chi ci si affida, cosa si promuove e quale sia l’effettivo guadagno in rapporto al tempo perso per aggiornare e promuovere il proprio sito. In tutto questo proliferare di entusiasti del marketing, sarebbe anche interessante sapere quale risultato abbiano alla fine queste campagne per chi deve effettivamente vendere i prodotti, al netto di tutti gli intermediari. C’è chi sostiene che questo sarà il futuro del commercio e chi ha già gettato la spugna cercando altri modi di sbarcare il lunario. Infine, diffidare di chi propone di guadagnare condividendo a pagamento la propria connessione a larga banda: c’è il concreto rischio di finire nei guai, non solo con l’internet provider ma anche con la legge italiana. (E.D. per NL)