Si chiama “Protecting Cyberspace as a National Asset Act”, ma è noto con il nome, molto più cinematografico, di “Internet Kill Switch”, ovvero l’interruttore che uccide internet.
Perché, in effetti, il caso richiedeva che venisse usato un nome piuttosto eclatante, soprattutto in considerazione di ciò che il presidente Usa potrà fare ora che l’atto è stato approvato dalla Commissione per la Sicurezza nazionale e gli Affari governativi del Senato americano. Il provvedimento prevede che, in caso di emergenza – trattasi, come spiegato nell’atto, di “un cyber-attacco in grado di causare danni elevati e perdite di vite umane” – Obama potrà ordinare un black-out forzato dell’intera rete internet. Tale black-out interesserà ovviamente una serie di aziende scelte dal governo tra cui provider di servizio a banda larga, motori di ricerca e società produttrici di software. In caso di emergenza tutti questi soggetti dovranno procedere immediatamente alla totale disattivazione della rete. “Si tratta di un’autorità che permette al governo federale di tutelare reti virtuali, asset strategici e garantire la sicurezza del nostro Paese e della nostra gente”, avrebbe spiegato il senatore Joe Lieberman, presidente della commissione per l’Homeland Security (tratto da LaStampa.it). In realtà tutto ciò si traduce nella possibilità di acconsentire al governo Usa di monitorare l’attività internet di tutte le aziende selezionate, attraverso il lavoro del neonato Centro nazionale di cyber-sicurezza e comunicazioni. E se qualcosa dovesse andare storto il presidente potrà ordinare il black-out totale, fino a 120 giorni consecutivi. Il provvedimento per alcuni risulta preoccupante, non tanto per il fatto di rimanere senza accesso alla rete, ma perché nel 2010 bloccare la rete significa congelare qualunque attività, producendo conseguentemente un ingente danno economico per tutti coloro che dovessero essere coinvolti nell’operazione. Saranno pronte le aziende statunitensi ad affrontare la questione? (M.M. per NL)