News GEVAM n. 36 del 23-05-2008 (www.gevam.com)
Fonte: Greenreport http://www.greenreport.it
LIVORNO. Tempi duri per i guru della dematerializzazione e per chi è convinto che la rete sia sinonimo di gratuità. Il tema per greenreport non è certo nuovo, ma a conferma delle nostre osservazioni arriva oggi l’ultimo rapporto della società McKinsey. Che evidenziano (fonte Ansa) come “i centri di elaborazione dati delle grosse compagnie, ma anche i semplici server che forniscono connessioni alla rete, sono degli inquinatori formidabili”
Gli esperti assicurano inoltre che entro pochi anni supereranno per emissioni persino il traffico aereo (nel 2020 in assenza di misure adatte). Secondo la società di consulenza, la “bolletta” dell´energia per alimentare e raffreddare i data center di tutto il mondo sarà di più di 11 miliardi di dollari, da dividersi su più di 41 milioni di macchine. Già ora per accumulare dati e far funzionare internet si producono 160 milioni di tonnellate di CO2 all´anno, superiori alla produzione di un paese come l´Olanda e che corrispondono allo 0,3% del totale mondiale. Agli attuali tassi di crescita, afferma il rapporto, entro il 2020 questa percentuale raddoppierà, superando quella del trasporto aereo e avvicinandosi a quella di quello marittimo, che e´ lo 0,8%. ´
«Il motivo principale – si legge nel documento – sta nella bassa efficienza dei data center: i server vengono utilizzati appena al 6% delle capacità, mentre i grossi centri di raccolta dati lavorano al 56% della potenza». Prima dello studio della società McKinsey, il pc era già stato messo sul banco degli imputati l’anno scorso da un altro studio di Idc, azienda specializzata nell’analisi di mercato It, di cui dava notizia Repubblica nell’inserto “Affari & Finanza”.
Il problema appunto sono i data center «enormi pareti strapiene di server che consumano energia e producono calore, talmente tanto da costringere a investire cifre vertiginose in altrettanti macchinari che assicurino un’adeguata refrigerazione». Come mettemmo già allora in evidenza, il punto non è solo che nessun pasto è gratis nemmeno sulla rete, ma che ci si dimentica sempre che le macchine stesse hanno un impatto sull’ambiente in quanto costruite con materia. Nella giusta analisi che finalmente si comincia a vedere relativamente ai flussi di energia che comunque persistono e che vanno tenuti sotto controllo per la sostenibilità ambientale anche nell’era moderna, manca pur sempre una ‘materia’, o meglio i suoi flussi, dall’analisi stessa.
Per un’economia davvero ecologica e quindi per uno sviluppo sostenibile sono entrambi questi flussi che andrebbero ridotti e di molto. E prenderne atto sarebbe già un bel passo avanti.