Non è ancora un bavaglio, ma potrebbe esserne l’anticamera. È qualche anno già, diciamo da quando i portali “mainstream” come You Tube o Facebook sono entrati prepotentemente nella vita di tutti i giorni di un numero sempre maggiore di persone, che si parla di possibili norme che regolamentino il web. Alcuni governi lo hanno proposto, in occidente, altri lo hanno imposto, come in Cina. Perché il web fa paura, perché la libertà del web consente l’accesso a mondi altrimenti inaccessibili. Ma anche perché il web, contenitore indisciplinato d’ogni tipo d’informazione, rischia di mettere a repentaglio la sensibilità dei più piccoli, i futuri padroni della rete.
Qualche tempo fa Berlusconi aveva auspicato l’approvazione di un regolamento internazionale per regolamentare l’accesso al web; solo il mese scorso, poi, il deputato tedesco Lutz Heilmann aveva chiesto ed ottenuto l’oscuramento di Wikipedia.de a causa di frasi lesive della sua reputazione (di ex informatore della Stasi…) riportate sulla sua pagina personale. Ieri, in un’intervista al “Daily Telegraph”, il ministro della Cultura britannico Andy Burnham (foto) ha riportato l’argomento al centro del dibattito, parlando della possibilità di intervenire con un regolamento che vieti l’accesso ai minori (o, comunque, a fasce d’età particolarmente “sensibili”) ad alcuni siti web con contenuti potenzialmente lesivi della loro sensibilità, come immagini violente o pornografiche. Il sistema da adottare, dice, sarebbe quello dei bollini che le tv applicano ai propri programmi: bollino rosso, il contenuto web è vietato ai minori. Burnham, sempre nel corso dell’intervista rilasciata al quotidiano britannico, ha parlato anche del possibile coinvolgimento dei provider, ai quali potrebbe essere imposta la fornitura di servizi che vietino in toto l’accesso ai bambini di una certa età. Non solo bambini, però. Burnham parla anche della privacy e della volontà d’imporre a portali “invasivi” come Facebook o You Tube la rimozione di contenuti offensivi o dannosi (con quali parametri?), senza dover ricorrere all’azione legale. Per la realizzazione di tutti questi ambiziosi, anche se pericolosi, obiettivi, il ministro britannico si è augurato che il futuro governo Obama, che sta per iniziare negli Usa, collabori con l’esecutivo inglese affinchè tutti i siti web in lingua anglosassone siano disciplinati a livello internazionale. Ma non si tratta di una campagna conto la libertà d’espressione, dice lui. (Giuseppe Colucci per NL)