Alcuni giornalisti sostengono che recentemente internet si sia aggiudicato il posto come migliore amico dell’uomo. Secondo il loro parere, il web sarebbe infatti un meritevole sostituto dell’obsoleto – solo in apparenza – amico a quattro zampe. Ma da ogni parte del mondo c’è chi sembra deciso a sfatare questo mito, lamentando un’innata, quanto ingiustificata fiducia nella rete, che più volte ha dimostrato di poter tradire i propri utenti. E ancora una volta, la nota curiosa della notizia, è la provenienza. Non si parla infatti di un fatto accaduto in paesi come Cina o Iran, dove la chiusura degli internet café o l’oscuramento dei siti è un fatto all’ordine del giorno. Ad aprire e provocare la profonda discussione, nei primi giorni dell’anno nuovo, è la Germania, dove dal primo gennaio è entrata in vigore una particolare legge (soprannominata “Big Brother”, speriamo a memoria del romanzo di Orwell, non dei discussi reality) il cui testo impone l’obbligo per le imprese di telecomunicazioni di raccogliere e conservare per sei mesi numeri telefonici, ora e data di una conversazione, nonché dati relativi a sms, e-mail o navigazione Internet. Alcuni internauti tedeschi, naturalmente contrari a questa scelta, avrebbero deciso di condannarne la possibile incostituzionalità, nella speranza conseguente di fare abolire la legge suddetta. Il problema? La rete ha raccolto, attualmente, solo 30 mila firme, un numero citato dalle agenzie di stampa (Ansa per esempio) forse perché considerato degno di nota al fine ultimo della petizione divulgata. Un numero forse, invece, relativamente basso se pensato in relazione al potenziale di internauti che una situazione del genere dovrebbe smuovere (senza considerare che il testo della legge riguarda anche gli abbonati di telefonia, grazie ai quali il numero di protestanti potrebbe aumentare vertiginosamente). Non c’è da stupirsi: se i giornalisti vanno a considerare internet il migliore amico dell’uomo è proprio perché migliaia di persone ogni giorno scelgono di depositare foto, video, testi e materiale autobiografico in genere, come se la rete fosse in assoluto il deposito più sicuro, senza preoccuparsi di eventuali conseguenze spiacevoli. Ma il paradosso vuole che il web sia – e lo dimostrano continuamente i fatti di cronaca – non solo un posto non sempre sicuro, ma anche un ambiente nel quale è necessario imparare a muoversi. Attenzione… (Marco Menoncello per NL)