In pochi anni è passato da protagonista della più scioccante cronaca nera, ad improbabile collaboratore di una testata religiosa sul web. Lascia se non perplessi almeno stupiti il contributo offerto da Nicola Sapone (foto), ex capo della setta delle “Bestie di Satana”, tristemente nota per tre delitti accertati, al quotidiano online “La Voce d’Italia”, le cui pagine digitali ne raccontano la vita in carcere, dove lo stesso sta scontando la pena per doppio ergastolo. Sapone, condannato per gli omicidi di Chiara Marino, Fabio Tollis e Mariangela Pezzotta (la cui morte fu preceduta da un lunga agonia), ha sempre negato di aver preso parte ai delitti della setta, definendosi più volte “vittima” delle dichiarazioni del pentito Andrea Volpe che, con le sue parole, sarebbe stato erroneamente determinante nella definizione delle condanne. Ora il capo delle bestie si improvvisa reporter. Il primo articolo pubblicato dall’ex-idraulico trentunenne di Busto Arsizio si intitola “Messa” e include una riflessione sulla frenesia della vita moderna, secondo Sapone colpevole di non concedere tempo alle persone per ragionare sugli aspetti più complessi della vita come, per esempio, la fede (nello stesso articolo Sapone dichiara di aver riscoperto la propria solo grazie alla reclusione). Queste le sue parole: “Personalmente non andavo più a messa da quando ero bambino, non posso dire che sono un credente, ma mi piace ascoltare, durante la messa, le parabole del Vangelo, se pur così antiche, il senso del suo insegnamento è più che mai attuale. Quando ritornerò ad essere un uomo libero cercherò quella sensazione di pace e armonia che tutte le settimane riscopro durante la Santa Messa”. L’uomo, carico di speranza per il proprio futuro, affronta anche il tema del rapporto tra religioni diverse:“Il Corano è identico alla Bibbia dell’Antico Testamento. I principi, i fondamenti sono gli stessi. È assurdo pensare che in tutti questi secoli ci siano stati milioni di morti”. Tra gli altri, Nicola Sapone avrebbe scritto anche un articolo in memoria di Enzo Tortora, il celebre giornalista televisivo, accusato ingiustamente di associazione per delinquere dalla Procura di Napoli, sottoposto a carcerazione preventiva e scomparso alla fine degli anni ottanta dopo lunga e dolorosa malattia (che pare proprio sia discesa dall’impatto psicologico dell’infamante accusa). Su Tortora Sapone scrive:“Cosa provava nel leggere tutte quelle calunnie sui giornali?” E ancora: “Eufemisticamente direi che è come essere trafitto da mille aghi, che non ti uccidono, ma ti lesionano irrimediabilmente l’animo”. Dalle pagine del quotidiano online “La voce d’Italia”, Sapone lancia parole dure contro quelli che lui definisce i “cosiddetti pentiti” che, a suo parere, secondo quanto riportato in un articolo intitolato “Il tradimento”, “dovrebbero essere castigati come nell’antica Roma dove, chiunque avesse calunniato una persona o tradito l’impero sarebbe stato da punire con la morte”. Sull’improvvisata occupazione di reporter di Nicola Sapone, i lettori sono rimasti piuttosto turbati: nella sezione dedicata ai commenti del sito de La Voce c’è chi semplicemente ricorda al capo delle bestie di Satana il suo doppio ergastolo; altri addirittura, non poco indignati dai suoi interventi, inneggiano alla pena capitale. Il direttore del giornale online, Marco Marsili, tranquillizza gli animi, sottolineando che Sapone non avrebbe intenzione di chiedere nessun tipo di libertà. Desidera solo che non gli venga tolto “il diritto costituzionale di esprimere il proprio pensiero”. (Silvia Bianchi per NL)