Un social network dopo l’altro: dopo il successo italiano di Facebook, sembra sia arrivato il momento di Twitter: il recente esordio in rete del neoministro degli Esteri Terzi è solo la punta dell’iceberg del nuovo fenomeno, che ha coinvolto recentemente due grandi categorie di persone già protagoniste dell’arena dei media tradizionali: politici e giornalisti.
Il sospetto che si tratti dell’ennesima moda è fondato, visto l’improvviso affannarsi verso l’innovazione di tanti che, finora, avevano dimostrato assai poca dimestichezza con la rete e i suoi strumenti. In ogni caso, come è stato già puntualizzato dagli osservatori più attenti, Twitter sta evolvendo verso due tipologie comunicative differenti. La prima è quella del racconto dell’esperienza diretta, della cronaca degli eventi in tempo reale: lo strumento più efficace del citizen journalism, che minaccia da vicino l’esistenza delle agenzie di stampa. La seconda è quella del microblogging individuale, sorta di flusso di coscienza online in cui le persone riversano le proprie esperienze, impressioni e sentimenti. In questo senso e nell’uso che ne fanno veri o presunti VIP, Twitter è ormai diventato un potente strumento di marketing che contribuisce alla costruzione di identità di brand, coinvolgendo orde di follower che si connettono ma non interagiscono quasi mai con il loro oggetto del desiderio. Una sorta di contaminazione commerciale tra social network e broadcast, che unisce le potenzialità comunicative e pervasive di uno e dell’altro. Nello scenario attuale, in cui il giornalismo è sempre più dipendente dalla rete e la politica ricorre costantemente alla personalizzazione e al marketing mirato, il network dei cinguettii non poteva che prendere piede anche in questi ambiti. Un quadro interessante e costantemente aggiornato della situazione nel nostro paese ce lo fornisce il servizio ideato dal giornalista-innovatore Mauro Munafò, che ha avuto l’idea di mettere a disposizione degli appassionati dei tweet “d’autore” due aggregatori: prima “Casta Tweet” e ora l’ultimo nato “Stampa Tweet”. Il primo, come si intuisce dal nome e e si apprende dal sottotitolo vagamente sarcastico “Cosa hanno da cinguettare i politici italiani?”, si occupa degli account twitter di parlamentari, governatori, sindaci, segretari di partito e altre simili figure dello scenario pubblico. L’effetto sovraccarico è in agguato, trattandosi pur sempre di soggetti che già godono di ampia attenzione da parte di tutto il panorama dei media, e i contributi a volte suggeriscono la possibilità non troppo remota che chi cinguetta non sia tanto il politico quanto l’ennesimo “ghost writer” assunto per l’occasione. Più interessante è (o meglio potrebbe essere) la “mappa delle dirette”, dove si riportano gli hashtag di chi si impegna a raccontare in tempo reale ciò che accade nei palazzi del potere: parlamento, consigli regionali, provinciali e comunali, ecc. Non per niente la mappa risulta finora piuttosto sguarnita… “Stampa tweet” invece raccoglie gli account di una quantità di giornalisti, anch’essi accuratamente divisi per categorie (direttori, testate), tipo di media (stampa, tv, ecc.) e così via. L’impressione qui è un po’ surreale, forse per via del fatto che ormai Twitter è uno strumento di aggiornamento e informazione comune a tutti i giornalisti, che se ne servono quotidianamente per reperire notizie fresche da tutto il mondo. Non solo, ma nascono e crescono agenzie che si occupano di selezionare e filtrare i tweet per le redazioni. Ora che anche i giornalisti “ufficiali” cinguettano con sempre maggiore entusiasmo, i livelli di meta-giornalismo aumentano sempre più, alla faccia di chi sostiene che internet non dovrebbe aver bisogno di intermediazioni. I contributi sono mediamente più interessanti di quelli dei politici (e ci mancherebbe), anche se le variazioni sul tema non sono poi moltissime: si va da chi effettivamente sfrutta il mezzo per dare notizie o esprimere commenti in tempo reale, a chi lascia sfuggire opinioni che magari non scriverebbe in un editoriale “ufficiale”, a chi non perde l’occasione per farsi pubblicità. Riassumendo, nel quadro restituito dai due aggregatori si rispecchiano abbastanza fedelmente le due anime di Twitter, con l’ovvia prevalenza della promozione per i politici e della cronaca per i giornalisti. Forte però rimane la sensazione di ridondanza, che porta con sé il sapore dell’inutilità: leggendo i cinguettii un po’ ovvii dei soliti noti non si riesce a fare a meno di pensare che probabilmente ci sono modi migliori di spendere il proprio tempo su internet. (E.D. per NL)