Il ministro più amato dagli italiani (per ora) ha dichiarato di voler fare la lotta a Facebook per aumentare la produttività degli uffici pubblici. Anche a costo di perdere popolarità, dice Brunetta. L’obiettivo è dunque quello di proibire l’accesso ai social network da parte dei dipendenti pubblici. Niente Facebook per i fannulloni, insomma. Perché, secondo il ministro, è anche da questo che dipenderebbe la scarsa produttività della pubblica amministrazione italiana. In realtà, il nesso causale è tutto da provare. Ma è così che sembrano pensarla tanti politici e manager d’azienda che promuovono provvedimenti di tal guisa. Si potrebbe dire che va di moda dare a questo tipo di provvedimenti l’etichetta di “operazione anti fannulloni” e in questo modo si giustifica una restrizione (piccola o grande che sia, a seconda del punto di vista) della libertà personale, ipotizzando di poter così aumentare l’impegno dei lavoratori. Come se fosse solo internet la distrazione di chi proprio non ha voglia di lavorare. In realtà di giustificazioni ce ne sarebbero di ben più valide: per esempio quelle legate a questioni quali la protezione dei dati e delle reti aziendali. Perché è tramite siti come Facebook o i network peer to peer che potenzialmente vengono trasmessi i virus più insidiosi e sono siti come quello di YouTube che, per via della pesantezza dei video che si scaricano, rischiano di “ingolfare” le intranet aziendali. Ma, si sa, una contestazione fortemente "tecnica" avrebbe ritorni d’immagine politica meno efficaci. (Davide Agazzi per NL)