L’ambizione di internet a diventare l’ecosistema artificiale del futuro non poteva ignorare uno degli ambienti dove le persone passano una gran parte del loro tempo: l’automobile.
Finora l’espansione dell’elettronica di bordo si era limitata ai sistemi di controllo e monitoraggio interno, oltre che alla classica autoradio-CD per l’intrattenimento. D’ora in poi poi si punterà sempre di più su sistemi e servizi collegati alla rete, in due parole sulle “connected cars”. Il potenziamento delle reti mobili 3G e 4G promette di fornire prestazioni da larga banda anche agli utenti mobili, e le conseguenti applicazioni non si fanno attendere. Già i sistemi di navigazione satellitare, ormai onnipresenti, puntano sul valore aggiunto delle informazioni che internet è in grado di fornire in tempo reale, tramite i database dei “punti di interesse”, le indicazioni delle community degli utenti e i vari servizi di notizie sul traffico. Ma è sul fronte dell’intrattenimento che si prevedono le maggiori prospettive: qui l’avvento delle webradio e del video online minaccia seriamente di spodestare il classico ricevitore FM (e le relative emittenti) dalla plancia delle nostre automobili. E i soliti smartphone si candidano già a centri di controllo di tutti i servizi “connessi” all’interno dell’abitacolo. Certo molto dipenderà dall’effettiva disponibilità di banda che le reti mobili saranno in grado di erogare, tanto più se simili dispositivi si diffonderanno in massa. Infatti già si parla di hot-spot wi-fi dislocati lungo le autostrade a supporto della connettività. Altro problema da non sottovalutare è quello della sicurezza di guida, giacché appare ovvio che l’assalto dell’infotainment a bordo delle vetture potrebbe creare qualche fatale distrazione. La prima soluzione è quella della semplificazione delle interfacce, la cui strada maestra è rappresentata dai sistemi a comando vocale. Ancora una volta l’intelligenza, qui come nelle apparecchiature domestiche “connesse” dedicate all’intrattenimento, dovrà necessariamente spostarsi dall’uomo alla macchina, e i sistemi diventeranno sempre più complessi per apparire sempre più facili da usare. Con la differenza che, per integrarsi in un’attività umana delicata e rischiosa come la guida di un’automobile, i software dovranno dimostrarsi decisamente più solidi e affidabili. Almeno fino a quando a guidare ci sarà un essere umano. C’è già infatti chi studia la comunicazione da veicolo a veicolo, integrata con potenti sistemi di monitoraggio satellitare, ponendo le basi per quella che potrebbe essere la futura guida automatica. Sarà la nostra automobile a portarci sicuri a destinazione, mentre noi saremo in-trattenuti dall’onnipresente e implacabile flusso multimediale di cui a quanto pare non possiamo fare a meno? Scenario paradisiaco per i demiurghi dell’Internet of Things. Rimane da capire quanto valga la pena di delegare le nostre attività quotidiane a questi sistemi, la cui fragilità aumenta in modo direttamente proporzionale alla loro crescente complessità. Il rischio è che un eventuale collasso, o anche un semplice malfunzionamento, ci lasci indifesi e disorientati: ciechi, sordi e incapaci di gestire gli imprevisti senza i nostri luccicanti giocattoli tecnologici. (E.D. per NL)