La Commissione europea ha proposto oggi una riforma globale della normativa Ue del 1995 in materia di protezione dei dati nell’intento di rafforzare i diritti della privacy online e stimolare l’economia digitale europea.
Senza contare che un’unica legge in materia porrà fine all’attuale frammentazione tra i 27 e alla gravosità degli oneri amministrativi, permettendo alle imprese risparmi per circa 2,3 miliardi di euro l’anno. L’iniziativa, assicura Bruxelles, contribuirà a rafforzare la fiducia dei consumatori nei servizi online promuovendo, cosa quanto mai necessaria, la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e l’innovazione in Europa. "La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale di tutti gli europei, eppure non sempre i cittadini sentono di avere il pieno controllo dei propri dati – ha sottolineato la commissaria europea alla Giustizia Viviane Reding – Le nostre proposte creeranno fiducia nei servizi online, visto che saremo tutti più informati sui nostri diritti e avremo un maggiore controllo di tali informazioni. Nel far ciò la riforma provvederà anche a semplificare la vita e a ridurre gli oneri delle imprese. Con un quadro giuridico saldo, chiaro e uniforme si potrà sprigionare tutto il potenziale del mercato unico digitale e saranno stimolate la crescita, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro”. Nel pacchetto di riforma proposto dalla Commissione rientrano una comunicazione strategica in cui la Commissione e due proposte legislative: un regolamento che istituisce un quadro generale dell’Unione per la protezione dei dati e una direttiva sulla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati a fini di prevenzione, indagine, accertamento o perseguimento dei reati e nell’ambito delle connesse attività giudiziarie. Tra le novità della riforma c’è la creazione di un corpus unico di norme di protezione dei dati valido per tutta l’Unione. Si prevede inoltre che, invece dell’attuale obbligo di notificare tutti i trattamenti alle autorità di protezione dei dati (inutilmente burocratico e che costa alle imprese 130 milioni di euro l’anno), ci sia maggiore responsabilità e un obbligo di rendicontazione per chi tratta i dati. Secondo le proposte di Bruxelles, le organizzazioni avranno poi a che fare con un’unica autorità nazionale di protezione dei dati nel Paese dell’Unione in cui hanno la propria sede principale. Analogamente, sarà possibile rivolgersi all’autorità di protezione dei dati del proprio Paese, anche se i dati sono trattati da un’impresa con sede fuori dell’Unione. Ogni qualvolta sarà necessario il consenso per trattare i dati, occorrerà chiederlo esplicitamente: il consenso non può essere presunto. Sarà inoltre più facile accedere ai propri dati personali e sarà agevolato anche il trasferimento dei dati da un fornitore di servizi a un altro (diritto alla portabilità dei dati), il che comporterà un miglioramento della concorrenza tra i servizi. Il diritto all’oblio permetterà di gestire meglio i rischi connessi alla protezione dei dati online: chiunque potrà cancellare i propri dati se non sussistono motivi legittimi per mantenerli. Infine, le autorità nazionali indipendenti di protezione dei dati avranno maggiori poteri in modo da applicare meglio le norme Ue nei rispettivi Paesi: potranno ad esempio comminare, alle imprese che violano il diritto dell’Unione, sanzioni pecuniarie (complessivamente si potrebbero raggiungere somme fino a un milione di euro o pari al 2% del fatturato mondiale annuo). (Adnkronos)