Da opportunità di espansione del proprio orizzonte di mercato a esigenza imprescindibile per la sopravvivenza del business: il commercio elettronico negli anni della crisi si sta rivelando uno strumento essenziale per le aziende di ogni settore.
E anche in Italia qualcosa si sta muovendo, non solo grazie all’ingresso sul nostro mercato di giganti del settore come Amazon. Molte PMI si stanno convincendo che la strada della rete è quella giusta per uscire dalla contingenza negativa, o perlomeno per mantenere i margini necessari a traghettarsi verso un futuro migliore. Così, mentre una miriade di microimprese si sono buttate nella mischia attirate dai siti di couponing (con le luci e le ombre del caso), anche i produttori più legati ai settori tradizionali del made in italy (abbigliamento, calzature, alimentari) hanno cominciato a ristrutturare i propri siti-vetrina trasformandoli in online store aperti agli acquirenti internazionali. I vantaggi della vendita via web rispetto all’approccio classico sono noti ormai da anni: riduzione dei costi, affrancamento dalla catena di distribuzione, personalizzazione dell’offerta, accesso a nuovi mercati e così via. A differenza di quanto successo nei paesi europei più avanzati, sembra però che per far comprendere la portata dei benefici dell’e-commerce alle imprese italiane servisse lo shock della crisi. Meglio tardi che mai, visto che nonostante i ritardi accumulati e una dimensione di mercato pari a un sesto di quello inglese e meno della metà di quello francese (dati 2011 Netcomm-School of Management Politecnico di Milano), il commercio elettronico nel nostro paese cresce a ritmi quasi doppi rispetto ai nostri vicini. Un trend positivo da non sottovalutare in tempi di recessione, come deve aver compreso anche il governo che, nel disegno di legge relativo all’agenda digitale di prossima discussione in Parlamento, ha introdotto numerose norme tendenti ad agevolare fiscalmente e burocraticamente proprio le imprese che vendono in rete. A rendere poi l’Italia un terreno potenzialmente fertile per lo sviluppo dell’e-commerce di ultima generazione è la grande diffusione, in costante crescita, di dispositivi mobili intelligenti. Se, infatti, aumenta il numero di persone che si convincono a comprare su internet, ancor di più cresce la propensione ad effettuare gli acquisti tramite tablet o smartphone. Si parla di percentuali di aumento a tre cifre, nonostante per ora le transazioni da mobile rappresentino ancora una minima parte del totale. La situazione è destinata ad evolvere rapidamente, grazie a servizi di vendita e di pagamento appositamente studiati per sfruttare al meglio le situazioni in mobilità, come le offerte basate sulla geolocalizazione o i sistemi NFC (Near Field Communication) in grado di trasformare i cellulari in portafogli elettronici. Muoversi su questa frontiera presuppone una profonda ristrutturazione della propria presenza sul web, e quindi l’acquisizione di nuove competenze, oltre che tecnologiche, anche di marketing e comunicazione. Una sfida ma anche un’opportunità per le nostre piccole imprese, finora poco propense all’innovazione, per saltare oltre l’ostacolo della crisi e difendersi dall’assalto dei giganti multinazionali della rete. (E.D. per NL)