Internet ha appena compiuto un passo enorme. Un passo che in qualche modo ne semplificherà e aumenterà la diffusione, risolvendo in modo trasversale anche alcuni dei limiti imposti dal digital divide.
Infatti, il divario digitale è una questione che non si chiarisce solo garantendo la connessione a potenziali utenti residenti in aree territoriali difficilmente raggiungibili, ma anche rendendo ancora più accessibile il web nelle regioni in cui già esiste, ma non è sufficientemente radicato. Ragion per cui l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers), in occasione del recente summit annuale tenutosi a Seoul, ha ammesso in via definitiva l’utilizzo degli Internationalized domain names (IDNs). Ciò significa che d’ora in poi, nella composizione dei nomi a dominio saranno accettati anche caratteri non latini, offrendo dunque a molte regioni asiatiche, medio – orientali o russe di nazionalizzare e, quindi, di migliorare l’utilizzo del web. Ora, nella barra degli indirizzi potranno essere digitati caratteri di alfabeti quali l’ebraico, il cinese, l’hindi o l’arabo e saranno ammessi anche tutti i segni diacritici (per esempio, la dieresi), che consentono di distinguere pronuncia o significato dei vocaboli di altre lingue (quali per esempio il tedesco, l’estone, l’ungherese, il turco o il portoghese). Secondo il ceo Rod Beckstrom, ICANN ha compiuto un passo storico che renderà internet più accessibile a milioni di utenti in regioni in cui il web sta registrando crescite vertiginose. Su Wikipedia è possibile visualizzare l’elenco dei domini generici di primo livello che accettano la registrazione dei NDIs. (Marco Menoncello per NL)