da Franco Abruzzo.it
di Federico Garimberti/Ansa
Roma, 1 giugno 2008. La legge sulle intercettazioni si deve fare e si farà. Parola di Silvio Berlusconi che per la prima volta, da quando è tornato a palazzo Chigi, rompe il silenzio stampa che si è imposto con i giornalisti al di fuori delle conferenze stampa ufficiali. L’occasione è il ricevimento offerto dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della festa del 2 giugno. In realtà, il presidente del Consiglio cerca dapprima di sottrarsi in tutti i modi alle domande dei giornalisti. E in parte ci riesce, dribblando i cronisti. «Sono allergico alle feste di questo tipo, ma questa volta ho ricevuto l’invito con una particolare cordialità e ho sentito il dovere di presenziare», si limita a dire a chi gli chiede come mai, per la prima volta da quando è in politica, abbia deciso di venire al rinfresco nei meravigliosi giardini del Quirinale. Ma quando gli si chiede dell’Iran, ad esempio, torna il silenzio: «Serve ponderazione prima di rispondere», dice allontanandosi dai giornalisti.
Solo quando gli il segretario della Federazione nazionale della Stampa, Roberto Natale, gli si avvicina per chiedergli di tutelare il diritto di cronaca nell’eventualità che vi sia una riforma delle norme sulle intercettazioni, il premier risponde nonostante sappia di avere intorno parecchi taccuini: capisco le ragioni della stampa, dice Berlusconi, tanto è vero che nel provvedimento «non ci saranno cose straordinarie». Ma «il diritto alla privacy è la prima cosa perché tutto il popolo italiano ha diritto, quando alza la cornetta, di non sentirsi intercettato». Questo, sottolinea, è quello che mi chiedono gli italiani. Il Cavaliere ricorda a Natale i tanti comizi tenuti in campagna elettorale. «Quando chiedevo in piazza chi si sentisse al sicuro parlando al telefono sa in quanti alzavano le mani? Nessuno». Il segretario della Fnsi insiste, chiedendogli se i lettori non abbiano diritto ad essere informati, Berlusconi si dice pronto a discutere le misure: «Io di natura sono uno che non ha pregiudizi, come dimostra il fatto che sono il più liberale degli editori». Tuttavia, ricorda, «in Europa le intercettazioni si fanno sulle organizzazioni criminali e terroristiche e basta. E noi dobbiamo adeguarci a ciò». (ANSA)