Intercettazioni, sì alla fiducia. L’opposizione si appella a Napolitano

(Adnkronos) – Disco verde della Camera con 325 sì, 246 no e due astenuti. Lettera dell’opposizione al capo dello Stato in merito al voto di fiducia deciso dal Governo: ”A rischio gli equilibri costituzionali”.

Di Pietro: "Berlusconi vuole impunità per la casta. Dopo il lodo Alfano e il lodo Apicella, ora ne vara un altro per permettere alla casta politica e finanziaria di questo Paese di sfuggire alle maglie della giustizia". Lettera di Pd, Idv e Udc a Napolitano. Ecco cosa prevede il ddl.

La Camera ha detto si’ alla fiducia sul Ddl sulle intercettazioni posta dal governo. Ad esprimersi positivamente sono stati 325 deputati, 246 i voti contrari e due gli astenuti. Il voto finale sul provvedimento, che poi passera’ al Senato, e’ previsto per domani pomeriggio con diretta televisiva. Sul Ddl, pero’, per tutta la giornata e’ infuriata un decisa polemica. L’opposizione si è appellata a Napolitano. Nel mirino l’abuso del ricorso alla fiducia da parte del Governo che, scrivono nelle lettera al capo dello Stato i capigruppo di Pd, Idv e Udc, espropria il Parlamento delle sue funzioni e "compromette pericolosamente l’equilibrio che la Costituzione disegna tra governo e maggioranza e tra maggioranza e opposizione". Di fronte alla 15esima fiducia (questa volta a essere "blindato" dall’esecutivo è appunto il ddl sulle intercettazioni), i capigruppo dell’opposizione a Montecitorio hanno deciso unitariamente di rivolgersi a Giorgio Napolitano, dopo aver più volte denunciato in aula alla Camera l’abuso della decretazione d’urgenza. In una lettera trasmessa al Quirinale e sottoscritta da Antonello Soro, Massimo Donadi e Michele Vietti, viene denunciato il "processo di azzeramento" del diritto di emendare i provvedimenti, rimarcata la "vanificazione" delle norme regolamentari, anche quando prevedono il voto segreto e stigmatizzata la "pratica pericolosamente estensiva" di un ricorso ai maxiemendamenti che "trasformano intere leggi in provvedimenti da votare acriticamente in blocco". Nella lettera al Quirinale, Pd, Idv e Ud entrano nel merito del provvedimento che, nel prevedere la formula degli "’evidenti indizi di colpevolezza’, pregiudica il ricorso alle intercettazioni come strumento di indagine, con evidente pregiudizio delle indispensabili azioni di contrasto della criminalità da parte delle forze di polizia e della magistratura". Sotto attacco è anche il principio della liberta’ di informazione che viene "compromesso dalla perpetuazione dei diversi divieti di pubblicazione oltre il termine della durata del segreto investigativo e dalle sanzioni gravi per editori e giornalisti". "Con questa iniziativa -ha spiegato Soro- intendiamo denunciare pubblicamente che il governo fa la lotta alla criminalità solo a parole ma, di fatto, indebolisce la capacità di indagine degli inquirenti e non riesce a dare risposte al bisogno di sicurezza dei cittadini". "Siamo davvero preoccupati. Questa -ha ricordato infine Massimo Donadi- è una legge vergognosa, sciagurata ed è una resa dello Stato alla criminalità perché, di fatto, abroga le intercettazioni e mette il bavaglio totale a quel poco di libertà di informazione che ancora esiste in Italia. I giornalisti e l’informazione più accondiscendente d’Europa -ha concluso- viene oggi completamente ammutolita". Duro anche Antonio Di Pietro. "Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, dopo aver fatto il lodo Alfano, per assicurarsi l’impunità, e il lodo Apicella, per portare a spasso la sua corte dei miracoli con aerei di Stato, ora vara il lodo intercettazioni per permettere alla casta politica e finanziaria di questo Paese di sfuggire alle maglie della giustizia", dichiara il leader Idv. "Insomma, siamo in piena notte della Repubblica -aggiunge- e dobbiamo fermare democraticamente questa dittatura fascistoide e piduista prima che sia troppo tardi. E’ chiaro: l’era Berlusconi si avvia al tramonto. Gli italiani cominciano a rendersi conto che egli non è quello statista che vuol far credere di essere, ma solo -conclude- un approfittatore del sistema mediatico, pubblico e privato, che controlla e utilizza a suo uso e consumo per carpire il consenso e per fare eleggere i suoi accoliti".

 

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