Ci risiamo. Mentre è in corso una fortissima campagna di protesta da parte degli organi di informazione verso un presunto bavaglio del governo sulla libertà di stampa con l’introduzione per decreto del divieto di effettuazione e pubblicazione di intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali in assenza di determinati requisiti, sbuca la possibilità di una nuova tornata di conversazioni private tra personaggi pubblici da sbattere in prima pagina o in prima visione. E, dal quel che s’apprende, sembrerebbe che questa volta il contenuto sia addirittura “sexy” (sic!). Roba da matti. O da autolesionisti. Sarebbe infatti quasi da pensare, tanto sarebbe suicida la pubblicazione per le “ragioni” oggi gridate da (certi) magistrati e giornalisti verso il probabile decreto legge (forse varato già domani) sul divieto di origliare elettronicamente, che l’iniziativa sia stata astutamente pilotata proprio da chi il provvedimento inibitorio lo vuole! Intanto il Garante sulla privacy ha preso giustamente posizione “in riferimento alle notizie circa la possibile pubblicazione del contenuto di nuove intercettazioni telefoniche o di altro materiale di indagine”, richiamando “tutti i media alla necessità di valutare con il massimo scrupolo e senso di responsabilità la sussistenza dell’interesse pubblico alla eventuale diffusione delle informazioni e raccomanda il più rigoroso rispetto delle leggi in vigore, del Codice deontologico e dei principi posti a tutela della persona”. Giusto. A voler ben vedere, infatti, le norme che vieterebbero la pubblicazione di conversazioni che nulla hanno a che vedere sul piano oggettivo con i presunti reati ci sarebbero già. Basterebbe applicarle contro quei giornalisti e magistrati che hanno una visione del tutto opinabile e personale dei principi d’informazione, azione penale (che troppo spesso pare malcelata opposizione politica) e continenza sostanziale. Ma così non è e non sarà. E allora quegli italiani – che poi sembrano essere la maggioranza, ascoltando i discorsi della gente – del tutto indifferenti alle magagne giudiziarie di un Berlusconi che comunque hanno voluto che governasse il Paese, probabilmente, all’evidenza che il troppo stroppia, si schiereranno verso chi hanno premiato con larga maggioranza. E, viceversa, la già fragile fiducia nei magistrati, ma anche nei mezzi d’informazione classici (si salva solo Internet), inevitabilmente precipeterà.